Centinaia di libici sono confluiti in piazza Algeri, al centro di Tripoli, in segno di protesta contro le milizie e le brigate illegittime che tengono in ostaggio il paese, a due anni dalla caduta del regime di Mouammar Gheddafi. “Molti dei nostri problemi nella capitale sono causati da miliziani in lotta per il potere. Ci sono furti, aggressioni e civili uccisi senza alcuna motivazione. Siamo stanchi di tutto questo” ha detto l’attivista Nasreldeen Abdullah, uno degli organizzatori della manifestazione tenuta ieri. La gente ha chiesto al governo l’attuazione celere del provvedimento votato dal Congresso generale nazionale (Cgn), la massima istituzione politica della Libia post-Gheddafi, che prevede l’evacuazione delle milizie da Tripoli. Hanno anche chiesto alle autorità di accelerare la formazione di “un esercito regolare e di una polizia al servizio dello Stato”.
In un discorso alla nazione, il primo ministro Ali Zeidan ha riconosciuto “la necessità di sciogliere le brigate e altre formazioni di ex-ribelli per integrarli individualmente nell’esercito o nella polizia”, promettendo in un futuro prossimo “una Libia senza armi detenute illegalmente”. Il governo starebbe lavorando a un apposito piano di disarmo delle milizie, di cui i dettagli non sono stati resi noti, mentre Zeidan ha annunciato un aumento degli stipendi delle forze di sicurezza nazionali per convincere i combattenti a consegnare le armi. Agenti di polizia e soldati, in tutto circa 19.500 uomini, dovrebbero essere addestrati da esperti militari statunitensi, britannici, francesi ed italiani.
Nelle ultime settimane il riaccendersi degli scontri tra milizie a Tripoli ma anche l’insicurezza persistente a Bengasi, Sirte e Sebha sono costati la poltrona al ministro della Difesa Mohamed al Barghathi, al ministro dell’Interno Ashour Shuail e al capo di stato maggiore dell’esercito, Youssef al-Mangoush, criticato da mesi per la lentezza nel riformare e addestrare le forze armate. Intanto fonti di stampa internazionale hanno riferito che il console onorario di Francia a Bengasi (sud), città portuale e culla della rivolta popolare di due anni fa, è scampato ad un tentativo di assassinio messo a segno giovedì scorso da non meglio identificati uomini armati. Il convoglio del diplomatico, a bordo del quale viaggiava con la moglie, è stato colpito da una decina di proiettili. Jean Dufriche, uscito indenne dall’attacco, è stato trasferito assieme alla sua famiglia a Tunisi. – Misna