Preghiere, musica, fuochi d’artificio: e’ la giornata di festa al Cairo, la prima per l’Eid el Fitr, che per i musulmani arriva dopo un mese di digiuno imposto dal Ramadan, che stride con la tensione strisciante, e un bombardamento mediatico che preannuncia un “bagno di sangue”, che Usa e Ue tentano ancora di scongiurare in extremis. E in un raro comunicato congiunto, i due pesi massimi della politica internazionale hanno fatto appello a una soluzione pacifica della crisi. Allarme anche in Israele, che ha deciso la chiusura agli aerei in arrivo allo scalo di Eilat, vicino al confine egiziano con il Sinai, dove e’ forte una componente islamica radicale.
Dopo il fallimento di una mediazione tutta in salita tra governo ad interim e i militari da una parte e i Fratelli musulmani e loro alleati islamici dall’altra, la situazione “resta fragile”, hanno sottolineato Washington e Bruxelles.
Tanto che l’ambasciata d’Italia al Cairo ha invitato i connazionali in Egitto a esercitare la “massima prudenza, evitare assembramenti e limitare gli spostamenti”, in vista di “probabili tensioni”. Negli alberghi internazionali viene raccomandato ai clienti di evitare in particolare la zona dove sorgono le ambasciate americana e britannica, chiuse come altre sedi diplomatiche Usa e Gb dopo l’allarme terrorismo degli ultimi giorni.
Mentre cresce la preoccupazione e uno scontro “sembra inevitabile”, il premier Hasem Beblawi ha voluto ribadire che la priorita’ dell’esecutivo e’ la sicurezza, la difesa del prestigio dello Stato e della vita dei cittadini. Una dichiarazione che significativamente il premier ha rivolto al Paese nel corso di una visita al quartier generale delle forze di sicurezza, accompagnato dal ministro dell’Interno. Non un passo indietro insomma rispetto alla annunciata linea dura: la decisione di sgomberare le piazze e’ irreversibile, ed e’ difficile credere che il nuovo potere egiziano si giochi la propria credibilita’ e autorevolezza in ore tanto cruciali per il destino del Paese. Di tutt’altro tenore, ma altrettanto ferme e sorde al dialogo, le parole d’ordine riecheggiate nelle piazze occupate dai pro-Morsi. “Dopo la festa inizierà una nuova rivoluzione”, hanno scandito i responsabili dei Fratelli musulmani dal palco di piazza Rabaa, l’icona della protesta contro governo e militari. “Morsi tornerà al potere”, ha detto la moglie del presidente deposto, Naglaa Mahmoud, infiammando decine di migliaia di sostenitori. Sono accampati da oltre un mese e in crescita esponenziale: e’ oramai praticamente impossibile stimare il numero esatto dei manifestanti presenti, probabilmente superano il centinaio di migliaia, assiepati davanti al palco degli oratori, con Al Jazeera che diffonde in diretta le immagini dei raduni e gli slogan contro il governo e i militari.
Sul fronte del dialogo, e’ da sottolineare che accanto agli Usa e all’Ue, lavora febbrilmente per una soluzione pacifica anche Al Azhar, la piu’ importante istituzione teologica musulmana sunnita. Gli egiziani “devono far prevalere l’interessa della patria”, e’ stato l’appello lanciato dal predicatore della moschea di Al Azhar, Zakaria Marzouk, durante la preghiera per l’inizio delle celebrazioni dell’Eid el-Fitr.
Ma nuovi scontri tra manifestanti rivali sono stati segnalati nel governatorato di Beni Suef, 100 km a sud del Cairo, con un bilancio di almeno un ferito, e si registra una escalation di provocazioni tra i sostenitori dei Fratelli musulmani e gli anti-Morsi. Nella polveriera del Sinai le preoccupazioni piu’ forti: Israele ha chiuso l’aeroporto di Eilat, nei pressi del confine, dopo l’allerta per l’attività degli estremisti islamici nella regione.* Claudio Accogli – (ANSAmed).