08/08/13 – Egitto – Mediazione internazionale,cresce peso monarchie Golfo

di AFRICA

 

Non solo Usa ed Europa nei tentativi di mediazione internazionale per risolvere la crisi in Egitto, dove i Fratelli Musulmani non riconoscono il governo ed il presidente ad interim e chiedono il reinsediamento del presidente destituito Mohammed Morsi. A fare la spola con il Cairo sono stati anche i diplomatici di alcune capitali del Golfo, segnando un ulteriore approfondimento dell’incidenza delle monarchie petrolifere sul destino politico della regione. Il ministro degli Affari esteri degli Emirati Arabi Uniti (Eau), Abdullah bin Zayed, e quello del Qatar, Khalif Al Attiya, sono state le due personalita’ di maggior rilievo regionale ad aver tentato una trattativa tra le tre anime dell’Egitto: i rappresentanti dell’attuale governo, i generali dell’esercito che hanno destituito Morsi e i leader dei Fratelli Musulmani.

Un tandem particolare e complementare, dal momento che gli Eau hanno prima salutato con favore e poi sostenuto esplicitamente la nuova leadership insediata dopo la forzata deposizione di Morsi del 3 luglio.

Gli Emirati, soprattutto nell’ultimo anno, avevano condotto una serrata azione di controllo e repressione di possibili attivita’ eversive nel paese, con centinaia di arresti di attivisti e simpatizzanti di gruppi islamici affiliati o ispirati alla Fratellanza, organizzazione illegale negli Emirati. Senza troppo rumore, inoltre, il rinnovo dei permessi di lavoro e di soggiorno dei residenti egiziani nel Paese aveva subito un durissimo scrutinio, con molti “rejected” sia per i rinnovi sia per i visti. Diverso il caso del Qatar, che non aveva mai nascosto il suo appoggio all’ex presidente e ai Fratelli Musulmani. L’apertura di Doha alla Fratellanza, d’altro canto, e’ vista come una carta importante per condurre ad accettare alcune condizioni ai Fratelli musulmani in fase negoziale. Anche un inviato del Qatar faceva parte della delegazione – composta da inviati di Usa, Ue ed Emirati – che avrebbbe incontrato in carcere, nella notte tra il 4 e il 5 agosto scorsi, il numero 2 dei Fratelli musulmani Khairat el-Shater. E’ anche vero, tuttavia, che il Qatar ha consegnato all’Egitto il primo rifornimento di gas solo in queste settimane (ne sono stati promessi cinque), nonostante l’impegno, finora mai onorato, fosse stato siglato durante il mandato di Morsi.

Che l’aspetto economico sia condizione ‘sine qua non’ per siglare un accordo e per la futura stabilita’ del Paese e dei suoi 82 milioni di abitanti, e’ chiaro a tutti i sostenitori dell’Egitto dopo Morsi, monarchie petrolifere incluse.

Oltre alle consegne di gas del Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Kuwait hanno gia’ stanziato 12 miliardi di dollari di assistenza.* Alessandra Antonelli  – (ANSAmed)

 

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