L’esercito regolare congolese (Fardc) e la missione Onu in Congo (Monusco) non hanno tregua nella lotta ai gruppi armati attivi nel nord-est del paese.
“Costatiamo una recrudescenza nelle attività dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) nei distretti del Bas e Haut-Uélé, in Provincia Orientale” ha dichiarato durante la conferenza stampa settimanale a Kinshasa il portavoce militare della Monusco, il luogotenente colonnello Félix Prosper Basse. La ribellione – nata nel nord dell’Uganda nel 1987 – “sta operando con piccoli gruppi responsabili di saccheggi e rapimenti” ha aggiunto Basse, sottolineando che “il gruppo non ha più le stesse capacità rispetto a due o tre anni fa”. Tuttavia, secondo alcuni esperti dei Grandi Laghi, da un anno a questa parte l’Lra si starebbe “rafforzando con l’arrivo di uomini di ritorno o in provenienza dal vicino Centrafrica”, teatro di una crisi armata da marzo 2013.
Su un altro fronte, in Nord Kivu (est), è un altro gruppo ribelle che minaccia pace e stabilità: le Forze alleate democratiche-Esercito nazionale per la liberazione dell’Uganda (Adf-Nalu). A riconoscere difficoltà nella lotta contro i combattenti delle Adf-Nalu è stato lo stesso portavoce militare della Monusco. “Il gruppo conserva ancora le sue capacità nonostante i duri colpi subiti dall’inizio dell’anno nella lotta congiunta tra soldati congolesi e caschi blu” ha detto il colonnello Basse, precisando che “fin quando non verrà azzerata la direzione del movimento dobbiamo rimanere vigili”.
A denunciare nuove violenze delle Adf-Nalu è stata la società civile del Nord Kivu. “Il nemico non è stato ancora totalmente annientato. Del resto si dichiara ancora invincibile. Chiediamo una risposta immediata al governo e all’esercito” ha detto l’attivista Omar Kavota, riferendo di sette civili uccisi e 14 persone rapite dai ribelli ugandesi lo scorso fine settimana in un villaggio a 30 km da Beni, in una zona ‘controllata’ dalle truppe congolesi. – Misna