”Il Marocco rifiuta di ricevere lezioni, soprattutto da parte di chi si fa beffa sistematicamente dei diritti dell’Uomo”. Lo ha detto – rispondendo al presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, che aveva lanciato un appello per creare un meccanismo internazionale di sorveglianza dei diritti dell’Uomo nel Sahara – il Re del Marocco, Mohammed VI, in apertura del tradizionale discorso alla Nazione per il trentottesimo anniversario della Marcia Verde, l’atto di ”riappropriazione” del Sahara Occidentale occupato dalla Spagna.
Mohammed VI, che ha invitato chi avesse dubbi a ”scendere a Tindouf ed osservare, nelle regioni dei dintorni, le violazioni portate ai diritti dell’Uomo più elementari”, ha denunciato l’attitudine algerina, che danneggerebbe la già agonizzante Unione del Magreb Africano (UMA) e ”l’integrazione magrebina”.
Il Re marocchino ha poi parlato dello sviluppo regionale delle province del sud, evocando il rapporto del Consiglio economico, sociale ed ambientale (CESA) sul Sahara, pubblicato quest’estate, ed in particolare il piano economico che ”si appoggia su dei megaprogetti di investimento propri a stimolare la crescita economica ed a creare ricchezza ed impiego”.
Sviluppo anche sociale e culturale, ”con la valorizzazione del patrimonio architetturale e l’incoraggiamento alla creazione artistica nella regione”.
Altri temi toccati sono stati la regionalizzazione avanzata, che accorderà più autonomia alle regioni, e l’obiettivo di fare del Sahara ”un polo regionale di collegamento fra l’Europa e l’Africa subsahariana”. Mohammed VI ha espresso anche la ”necessità di fronteggiare le minacce alla sicurezza della regione Sahelo-Sahariana, ormai diventata uno spazio per i gruppi di estremisti e terroristi, per il narcotraffico, la tratta di esseri umani ed il traffico di armi, con tutti gli effetti nefasti che ne derivano per lo sviluppo e stabilità della regione”. Nel suo discorso, il sovrano ha infine parlato del dramma dei migranti subsahariani, già affrontato nel settembre scorso, invitando i Paesi della regione a gestire insieme le migrazioni, condividendo le responsabilità fra i paesi di origine, di transito e di arrivo, ed accennando anche alla ”tragedia che le coste dell’isola italiana di Lampedusa hanno conosciuto recentemente e che abbiamo tutti sentito con dolore”. (ANSAmed).