E’ stata repressa dalle forze di sicurezza la marcia indetta dall’Unione per la democrazia e il progresso (Udps) a Mbuji-Mayi, capoluogo della provincia del Kasai orientale, per chiedere la liberazione del segretario federale Bruno Kabangu: lo ha riferito l’emittente locale dell’Onu, Radio Okapi, sottolineando che in città “la tensione è palpabile”. La marcia indetta dall’Udps è stata vietata dalle autorità provinciali, ma i militanti del partito di Etienne Tshisekedi sono comunque scesi in piazza, scontrandosi con la polizia. Già ieri al termine di un’udienza con la locale missione Onu (Monusco) a Mbuji-Mayi, venti esponenti del partito di opposizione sono stati dispersi a colpi d’arma da fuoco. L’Udps ha chiesto il coinvolgimento della Monusco per ottenere la liberazione del suo segretario federale.
Kabangu è stato arrestato pochi giorni fa e trasferito a Kinshasa dopo aver partecipato ad una trasmissione radio sugli attacchi dello scorso 30 dicembre nella capitale congolese, a Lubumbashi e a Kindu, conclusi con un bilancio di 103 vittime. Per la maggioranza politica le critiche di Kabangu sono “gravi” e giustificano l’arresto dell’oppositore.
Intanto a Kinshasa le Forze acquisite al cambiamento (Fac) – coalizione di opposizione – hanno chiesto alle autorità un “processo pubblico e trasmesso alla radiotelevisione” dei presunti colpevoli nei tripli attacchi per “chiarire questi sfortunati disordini al popolo congolese”.
Ieri in Senato il ministro dell’Interno Richard Muyej e quello della Difesa Alexandre Luba Ntambo sono stati interrogati sulla dinamica degli attacchi del mese scorso, in particolare sul motivo per cui lo Stato congolese “non fosse apparentemente al corrente del complotto” ha detto il senatore Modeste Mutinga. Il ministro dell’Interno ha annunciato la creazione di una missione ‘ad hoc’ per fare piena luce sui disordini e una serie di misure per “migliorare l’operatività dei servizi segreti”. Finora un numero non meglio precisato di assalitori è stato arrestato ed un mandato di arresto è stato spiccato nei confronti del pastore evangelico Joseph Mukingubila Mutombo – candidato alle presidenziali del 2006 vinte dall’attuale capo di stato Joseph Kabila – la cui chiesa è stata chiusa.
Nel frattempo il paese dei Grandi Laghi deve anche fare i conti con ribelli secessionisti che per due giorni si sono scontrati con i soldati regolari (Fardc) nella provincia del Katanga (sud-est). Senza comunicare alcun bilancio delle vittime, il comandante della regione militare del Katanga, il generale maggiore Rombo Bwayamba, ha assicurato che “oggi la situazione è tornata calma anche se le nostre truppe rimangono in stato di allerta”.
Un’altra vicenda ‘oscura’ sta continuando a suscitare dubbi e interrogativi: quella dell’uccisione, lo scorso 2 gennaio, del popolare colonnello Mamadou Ndala, ufficialmente caduto in un’imboscata dei ribelli ugandesi delle Adf-Nalu nella zona di Beni (Nord Kivu). La piattaforma di opposizione Fac ha chiesto al governo di “fare piena luce sulla morte di un eroe” nella campagna militare contro la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), sconfitta sul terreno lo scorso novembre. In base ad alcune testimonianze locali il giovane colonnello sarebbe invece rimasto vittima di “rivalità” all’interno dell’esercito. – Misna