“Mohamed Said Atom, un importante comandante di al Shabaab nel Puntland, si è arreso al governo centrale di Mogadiscio. Ha cominciato a parlare e potrebbe rivelare informazioni importanti nella lotta contro la milizia”: a confermare la notizia alla MISNA è Sharif Mohammed Said, deputato del parlamento somalo.
Colpito da sanzioni dell’Onu per “terrorismo” e “torture”, Atom avrebbe lasciato i ranghi dell’insurrezione in disaccordo con il principale leader, Ahmed Godane, accusandolo di “uccidere deliberatamente musulmani nei mercati e nelle moschee, ingannando i giovani in nome della sharia”.
L’interlocutore della MISNA riferisce che dalle prime ‘confessioni’ dell’ex capo ribelle è emerso che “l’obiettivo principale di al Shabaab non è la difesa dell’islam ma piuttosto la ricerca del potere politico ed economico”. Per alcuni analisti la resa di Atom è una “non notizia”, un’“operazione di comunicazione” da parte dell’esecutivo, visto che non sarebbe più attivo già da due anni.
Sempre nel fine settimana un’operazione congiunta tra le forze governative e i caschi verdi della missione africana (Amisom) ha portato all’arresto di decine di persone sospettate di essere combattenti islamisti infiltrati a Mogadiscio per commettere attentati.
“Di fatto nella capitale la situazione appare in via di miglioramento: ci sono cinque preghiere al giorno nelle moschee, si può stare in giro fino alle 22, ci sono sette supermercati e tanti alberghi aperti – dice ancora alla MISNA il deputato somalo –. Ha riaperto l’ambasciata italiana e riceviamo molti aiuti umanitari, in particolare dalla Caritas. Ora rimane la spada di Damocle degli attentati a Mogadiscio, ma soprattutto il problema dell’insicurezza diffusa lungo le strade fuori dalla capitale, che di fatto impedisce la consegna di cibo per evitare la carestia”. – Misna