E’ di quasi 400 vittime il bilancio delle violenze che hanno scosso la capitale Bangui tra l’alba di venerdì e la giornata di domenica, una giornata in cui tutte le attività sono state paralizzate e in cui la maggior parte degli abitanti è rimasta nascosta in casa o in rifugi, come le chiese o nei pressi dell’aeroporto, sorvegliato dai militari francesi.
Protagonisti delle violenze, ricadute anche sui civili, sono stati miliziani “anti-balaka”, come vengono chiamati i gruppi di autodifesa costituitisi nei mesi scorsi per far fronte alla ribellione Séléka, e uomini dell’ex Séléka, la coalizione ormai sciolta ma i cui uomini, quelli rimasti fedeli al leader golpista Michel Djotodia, diventati forze di sicurezza nazionale, controllano la capitale.
Secondo alcuni resoconti, alcuni ex Séléka hanno sfidato l’ordine di Djotodia di rimanere nelle caserme e hanno pattugliato la città, a protezione dei quartieri musulmani, o per agire in rappresaglia ad attacchi subiti.
Le atrocità del fine settimana sono avvenute proprio al via dell’operazione Sangaris, l’operazione militare francese che ha lo scopo di ripristinare la sicurezza nel paese. Circa 600 soldati francesi si trovavano venerdì nella capitale; sono passati a 1600 in totale nel paese. Tale dispiegamento, tuttavia, non ha impedito i massacri di questi giorni. * Celine Camoin – Atlasweb