Il leader dei Fratelli musulmani, Mohammed Badie, è comparso per la prima volta in tribunale con l’accusa di incitamento all’uccisione durante le proteste di luglio scorso, formulata anche nei confronti di altri 14 leader del gruppo. Nelle manifestazioni contro la destituzione del presidente Mohammed Morsi erano state uccise almeno cinque persone, tra cui un ex ufficiale dell’esercito. Badie e gli altri 14 esponenti della Fratellanza hanno assistito all’udienza rinchiusi in un gabbiotto per gli imputati. L’udienza si è tenuta nel complesso carcerario in cui l’uomo è detenuto, in un’accademia della polizia trasformata in tribunale. In passato Badie non era potuto comparire in tribunale per un altro processo, che lo vede accusato di incitamento alla violenza in proteste precedenti a quelle di luglio, per ragioni di sicurezza. Arrivato nell’aula, Badie ha pregato per “chi ha perso la vita per l’amore dell’Egitto”. Il figlio di Badie era tra le persone uccise durante le repressioni lanciate ad agosto scorso dalle forze di sicurezza nei confronti di manifestanti pro Morsi.
Rivolgendosi al giudice, Badie ha smentito che il suo gruppo sia responsabile di atti di violenza. “Siamo vittime di coloro che hanno ucciso migliaia di cittadini e manifestanti pacifici”, ha dichiarato, aggiungendo che decine degli uffici della Fratellanza sono stati bruciati durante le proteste contro Morsi. “Mio figlio è stato ucciso, hanno dato fuoco e sparato contro la mia casa e nonostante tutto questo non c’è nessuna indagine”, ha notato. Durante l’udienza gli imputati, tra cui ci sono Mohammed el-Beltagy ed Essam el-Erian, hanno inneggiato: “Abbasso con il governo dei militari”. Il processo è stato aggiornato all’11 febbraio, – LaPresse/AP