Organizzazioni non governative hanno versato e continuano a versare somme di denaro a beneficio di Al Shabaab per poter offrire assistenza umanitaria nelle aree sotto il controllo del gruppo armato: la tesi è contenuta in uno studio realizzato da due istituti di ricerca, che hanno sede a Londra e Mogadiscio.
Nella ricerca, intitolata “Parlando con l’altro: il negoziato umanitario con i somali di Al Shabaab”, è preso in considerazione il periodo della carestia del 2011. La tesi dei ricercatori dell’Overseas Development Institute e dall’Heritage Institute for Policy Studies è che durante quell’emergenza organizzazioni non governative versarono fino a 10.000 dollari ciascuna come “tassa di registrazione”. A riscuotere i contributi, si legge nel rapporto, è stato un ufficio per il coordinamento umanitario istituito da Al Shabaab.
Secondo i ricercatori, d’altra parte, una quota consistente del cibo e degli altri aiuti inviati dalle ong sarebbero finiti nella disponibilità dei combattenti del gruppo armato. Un caso esemplare sarebbe stato quello di Baidoa, una città della Somalia centrale dove gli uomini di Al Shabaab si sarebbero impossessati di oltre la metà degli aiuti. Nello studio si sostiene che alcune ong continuano a trasferire fondi a beneficio di Al Shabaab ancora oggi, rischiando di violare le norme anti-terrorismo in vigore nei loro paesi.
La carestia del 2011 è stata definita la più grave degli ultimi 60 anni nel Corno d’Africa. Secondo alcune stime, in diversi paesi dell’Africa orientale causò più di 250.000 vittime. – Misna