Nell’Alto Egitto, il rapimento sistematico di persone appartenenti alla comunità cristiana copta ha assunto ormai i tratti di un vero e proprio business criminale: secondo dati forniti ai media locali dal copto Mina Thabet, militante dell’Unione giovanile Maspero e fondatore del Partito d’iniziativa popolare, nel solo Governatorato di Minya la somma complessiva di denaro versata per pagare il riscatto di cristiani rapiti a partire dal gennaio 2011 – quando in Egitto iniziò la cosiddetta “primavera araba” che avrebbe portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak – ha ormai superato la cifra di 120 milioni di lire egiziane. Pari a più di 16 milioni di euro.
A giudizio dell’attivista egiziano, le bande che si accaniscono contro i cristiani copti trovano coperture anche negli apparati che dovrebbero garantire la sicurezza sociale. La diffusa corruzione spiega almeno in parte la scarsa capacità di reazione delle forze dell’ordine davanti a tali atti criminali.
“Purtroppo – ha dichiarato all’Agenzia Fides Anba Kyrillos William, Vescovo copto cattolico di Assiut – il fenomeno continua e non si vedono miglioramenti. Le operazioni di polizia, come quelle realizzate nella zona di Assiut lo scorso febbraio, sono episodiche e non riescono a risolvere il problema”. Attualmente si teme per la sorte di un cristiano copto, padre di tre figli, rapito nell’area di Minya, la cui famiglia non è riuscita finora a raccogliere la somma richiesta dai rapitori per il riscatto. – Ag. Fides