– Gli sforzi per contenere la diffusione dell’ebola in Sierra Leone attraverso l’isolamento di intere comunità causano inutili disagi alla popolazione e rischiano di provocare un’ulteriore diffusione della malattia. È l’allarme lanciato da Oxfam, a una settimana dall’annuncio di nuove quarantene a Tonkolili, sesto distretto sui 14 della Sierra Leone a essere soggetto alla misura restrittiva. “La quarantena – spiega il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone – deve essere l’extrema ratio. C’è una legalità da rispettare e non si possono dimenticare i diritti delle persone. Una quarantena mal gestita non fa altro che rendere ancor più dura la vita di chi è già povero, marginalizzato e vulnerabile. Il pericolo è che le persone violino la quarantena, cosa che comporterebbe un aumento delle infezioni e delle morti, o tentino di curare i malati di ebola in casa, favorendo in tal modo la diffusione dell’epidemia”.
Il sistema di quarantena ben gestito può contribuire a frenare la diffusione dell’ebola ma, sottolinea Oxfam, con l’uso che se ne fa in Sierra Leone le comunità sono tagliate fuori dal resto del Paese, non possono guadagnarsi uno stipendio e non hanno accesso a beni essenziali come sanità, cibo e acqua. In alcune aree dove l’organizzazione è al lavoro, 500 persone possono arrivare a condividere lo stesso bagno pubblico. A Freetown, Oxfam sta distribuendo kit igienici alle persone in isolamento, dove la mancanza di cibo, acqua e condizioni igienico-sanitarie accettabili sta spingendo la popolazione a superare la linea di quarantena. L’accesso limitato ai servizi igienici è la maggiore preoccupazione.
A un incontro che si è tenuto oggi a Montecitorio, promosso dalla presidente Laura Boldrini, Sansone ha ricordato: “Stiamo combattendo l’ebola al buio, lavoriamo nelle zone più povere di Liberia, Sierra Leone e Guinea, in aree isolate e con bassissimi livelli di alfabetizzazione, del tutto prive di elettricità, telefono e internet. La radio e il porta a porta sono gli unici modi per raggiungere quelle zone. Oltre ad aver installato bagni pubblici e postazioni per la distribuzione dell’acqua, Oxfam ha formato alcuni operatori locali per diffondere le più basilari norme di prevenzione e igiene personale. Con Oxfam lavorano persone comuni come Agnes Nyantie, una volontaria dello slum di West Point in Liberia, che visita ogni giorno 20 case, insegnando a vincere la paura di una malattia che nessuno capisce perché invisibile; spiegando alla gente le misure necessarie per evitare il contagio del virus. In Liberia abbiamo predisposto inoltre un servizio di geolocalizzazione che evidenzia i potenziali focolai di epidemia e i luoghi già toccati dal virus”. – La Presse