Il 10 novembre 1995 veniva giustiziato in una prigione nigeriana Ken Saro-Wiwa. Scrittore, poeta, attivista e produttore televisivo nigeriano, si era scagliato contro le multinazionali del petrolio, colpevoli di inquinare il Delta del Niger e quindi di affamare le popolazioni locali. Una rivendicazione che gli ha attirato le ire del sanguinario dittatore Sani Abacha che lo ha incarcerato e poi lo ha fatto condannare a morte.
Scrittore eclettico, ha esordito come drammaturgo durante il periodo universitario, per dedicarsi poi alla narrativa e alla televisione. Fin da subito, al lavoro artistico Saro-Wiwa ha affiancato un impegno politico e sociale che lo vede ricoprire dapprima ruoli istituzionali negli anni settanta (nell’autorità portuale e nella pubblica istruzione del Rivers State) per poi porsi in aperto contrasto con le stesse autorità statali e con il governo federale della Nigeria.
Saro-Wiwa si è poi fatto portavoce delle rivendicazioni delle popolazioni del Delta del Niger, specialmente della propria etnia ogoni maggioritaria nella regione, nei confronti delle multinazionali responsabili di continue perdite di petrolio che danneggiano le colture di sussistenza e l’ecosistema della zona. Nel 1990 dà vita al Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni (Mosop), caratterizzato da metodi non violenti e ottiene risonanza internazionale con una manifestazione di 300mila persone che Saro-Wiwa guida al suo rilascio da una detenzione di alcuni mesi comminata senza processo.
Arrestato con l’accusa di aver incitato all’omicidio di alcuni presunti oppositori del Mosop Ken Saro-Wiwa viene impiccato con altri 8 attivisti frettolosamente prima della scadenza di eventuali ricorsi alla condanna. Prima che venisse impiccato, Saro-Wiwa ha detto: «Il Signore accolga la mia anima, ma la lotta continua».