Si e’ dimesso Michel Djotodia, presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, il primo di fede musulmana nella storia del Paese equatoriale a maggioranza cristiana. Lo ha annunciato in un comunicato ufficiale la Ceeac, la Comunita’ Economica degli Stati dell’Africa Centrale, principale organizzazione regionale.
Subito dopo la diffusione della notizia, carri armati francesi sono stati schierati a difesa del Palazzo presidenziale.
La rinuncia di Djotodia e’ avvenuta proprio durante la seconda giornata di lavori del vertice straordinario della stessa Ceeac, convocato per discutere della crisi centrafricana a N’Djamena, capitale del Ciad che ha la presidenza di turno dell’organismo. Delle dimissioni dell’ex leader dei ribelli islamici del Fronte Seleka gli altri nove capi di Stato partecipanti hanno “preso atto”. Paradossalmente, per decidere della sorte di Djotodia i 135 membri del Parlamento di Bangui erano stati convocati in blocco nella capitale ciadiana. Secondo l’edizione on-line del quotidiano ‘al-Wihda’, Djotodia e l’ormai ex primo ministro Nicolas Tiengaye, suo acerrimo rivale, hanno firmato le dimissioni per iscritto alla presenza degli altri presidenti: il documento e’ quindi stato trasmesso al Consiglio Nazionale di Transizione a Bangui dove, non appena la notizia e’ diventata di pubblico dominio, gran parte degli abitanti si sono riversati nelle strade per festeggiare. In citta’ sono pero’ risuonate anche sporadiche raffiche di armi automatiche, a conferma di una tensione che rimane comunque elevatissima.
Djotodia era salito al potere nel marzo 2013 grazie a un colpo di Stato con cui era stato deposto e costretto alla fuga in Camerun il predecessore, Francois Bozize’. Le milizie del Seleka avevano appena espugnato la capitale, dopo un’inarrestabile avanzata dal nord. Ben presto pero’ l’ex capo dei ribelli era diventato un ingombro per i Paesi vicini, essendosi rivelato incapace di tenere sotto controllo l’ondata di violenza etnica e settaria scatenatasi in Centrafrica, che minacciava di propagarsi oltre i confini nazionali. Ha perso cosi’ ogni sostegno, compreso quello del presidente ciadiano Idriss Deby Itno, da sempre accusato di interferire negli affari interni centrafricani: al punto che il contingente inviato da N’Djamena per contribuire alla Misca, la Missione dell’Unione Africana sotto mandato Onu, di fatto agisce in maniera del tutto autonoma e senza rispetto delle gerarchie, e si e’ gia’ reso protagonista di diversi incidenti non solo con la popolazione locale, ma persino con i caschi verdi di altre Nazioni, in particolare del Burundi.
Carri armati francesi intorno a presidenza – Almeno quattro carri armati del contingente francese di stanza nella Repubblica Centrafricana sono stati schierati a difesa del Palazzo Presidenziale di Bangui: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti nella capitale del Paese equatoriale.
In citta’ il diffondersi della notizia delle dimissioni rassegnate in Ciad dal presidente ad interim, Michel Djotodia, aveva scatenato manifestazioni di giubilo, ma a tratti erano anche risuonate raffiche di armi automatiche. Da Parigi il ministro della Difesa, Jean-Yves le Drien, ha frattanto sollecitato le autorita’ transitorie dell’ex colonia a “decidere il piu’ presto possibile” chi debba prendere il posto di Djotodia, gia’ leader dei ribelli islamici del Fronte Seleka. (AGI) .