Sale il tono del confronto diplomatico tra Dakar e Mosca dopo il fermo, la scorsa settimana, della nave russa ‘Oleg Naydenov’ da parte delle Marina militare con l’accusa di “pesca illegale recidiva” nelle acque territoriali senegalesi. Il ministero degli Esteri russo ha avuto un colloquio di 40 minuti con il rappresentante di Dakar a Mosca per “protestare formalmente contro un atto di pirateria da parte di uno Stato” ha dichiarato il portavoce del ministero, Alexander Lukashevic, precisando che “è stato chiesto il rilascio immediato” dei 62 membri dell’equipaggio. L’incaricato d’affari senegalese ha assicurato che Dakar “compierà ogni sforzo utile per risolvere la situazione”.
L’Agenzia russa della pesca sostiene che al momento del sequestro dell’imbarcazione, la ‘Oleg Naydenov’ si trovava invece in acque della confinante Guinea Bissau – a sud del Senegal – paese che ha rilasciato un’autorizzazione di pesca. A bordo dell’imbarcazione ci sono anche 23 cittadini guineani. La stessa fonte ha inoltre sottolineato che il fermo della nave nel porto di Dakar sta causando perdite economiche giornaliere di 30.000 dollari, motivo per il quale Mosca sta raccogliendo tutta la documentazione necessaria per portare il caso al Tribunale internazionale sul diritto marittimo. Alexander Savelyev, portavoce dell’Agenzia russa della pesca, ha accusato “l’esercito della Repubblica del Senegal di agire su ordine di Greenpeace”. Dallo scorso novembre i militanti dell’organizzazione ambientalista sono trattenuti dalle autorità sovietiche che non hanno accettato di rilasciare l’equipaggio nonostante espressa richiesta del Tribunale internazionale sul diritto marittimo, con sede ad Amburgo.
“Gli stranieri non devono più saccheggiare le nostre risorse. Non permetteremo che ciò accada ancora” ha detto alcuni giorni fa il ministro della Pesca Haidar El-Ali, annunciando che all’imbarcazione verrà inflitta una multa pesante di 400 milioni di franchi Cfa (circa 610.000 euro) poiché “in stato di recidiva (…) è la terza volta che la fermiamo”. Al monitoraggio delle coste assicurato dalla Direzione di sorveglianza della protezione delle pesche senegalesi (Dsps) hanno partecipato anche le forze aeree francesi che hanno fotografato la nave e trasmesso le immagini alla marina senegalese.
Ad aggravare ulteriormente la vicenda è stato il rifiuto del comandante della nave di ottemperare durante l’operazione di controllo della Marina senegalese. “Ci sono gli estremi per portare il caso in tribunale. La reazione del comandante ha aggravato la loro situazione (…) Sono dei banditi e lotteremo contro di loro” ha precisato il ministro di Dakar, aggiungendo che ogni anno la pesca illecita fa perdere al Senegal circa 230 milioni di euro.
Al di là delle pesanti ricadute sull’economia senegalese, la pesca illegale minaccia direttamente la sopravivenza dei piccoli pescatori e i consumatori che vedono i prezzi della merce sempre più rara salire alle stelle. A queste ripercussioni socio-economiche negative si aggiungono danni agli ecosistemi marittimi che stanno causando un vero e proprio “disastro ambientale” nelle acque senegalesi e di altri paesi dell’Africa occidentale. – Misna