Almeno 51 morti, decine di feriti, centinaia di case crollate, numerose infrastrutture distrutte o danneggiate: è questo il bilancio provvisorio diffuso dal ministro della Pubblica sicurezza, il generale Gabriel Nizigama, dopo le piogge torrenziali abbattutesi su Bujumbura la scorsa notte. “Non ci sono posti negli obitori quindi già a partire da questo pomeriggio le vittime verranno seppellite. Gli ospedali pubblici sono sommersi dai feriti mentre i quartieri nord della capitale sono senza luce, acqua potabile né telefono oltre che difficilmente raggiungibili” dicono alla MISNA fonti del quotidiano indipendente Iwacu.
“Bujumbura si trova in una conca circondata da montagne. Quando forti piogge cadono in così poche ore le inondazioni sono purtroppo inevitabili così come le frane. Come sempre le zone più colpite sono i quartieri popolari a nord di Bujumbura: Kamenge, Kinama e Buterere” sottolinea Léandre Sikuyavuga, giornalista di Iwacu, contattato sul luogo di quello che definisce “la prima grande catastrofe naturale” per la capitale. “C’è da dire che al di là della particolare posizione geografica e geologica di Bujumbura, che la espone a rischi ambientali, la situazione è aggravata dalla costruzione anarchica delle case e dai materiali utilizzati per la loro realizzazione” prosegue l’interlocutore. La stragrande maggioranza delle abitazioni è fatta di mattoni di terra essiccata che non sono in grado di assorbire tali quantità di acqua piovana né di resistere alla colate di fango scese dalle montagne circostanti. Due strade principali che ricollegano Bujumbura alla Repubblica democratica del Congo e al Rwanda sono chiuse al transito a causa del crollo di un ponte nel primo caso e di fiumi di fango nel secondo.
“Al di là delle autorità pubbliche che stanno intervenendo per prestare soccorso alle vittime e ripulire le aeree finite sott’acqua, si è creata una catena di solidarietà da parte della popolazione” dicono ancora fonti di stampa locale, precisando che “ora è uscito il sole, ma stasera aspettiamo nuove piogge”. Colpito in pieno dal maltempo ma anche in prima linea nell’assistenza agli sfollati è il Centro Giovani di Kamenge, che da 22 anni sostiene i residenti dei poveri quartieri settentrionali – stimati in 400.000 persone – e in particolare i suoi 42.200 iscritti. Proprio oggi prende il via, fino al 16 febbraio, “una settimana di appoggio e sostegno” al centro – gestito dal missionario saveriano Claudio Marano – che rischia la chiusura per mancanza di aiuti e fondi. – Misna