Il “totale abbandono” e “l’indifferenza della comunità internazionale” nei confronti del Centrafrica, in preda al “caos totale” e nella morsa di una grave emergenza umanitaria: la denuncia è contenuta in un appello alla solidarietà lanciato da cinque organizzazioni non governative francesi, a tre mesi dal colpo di stato della ribellione Seleka, che lo scorso 24 marzo ha destituito il presidente François Bozizé.
Nel comunicato congiunto Medici senza frontiere (Msf), Azione contro la fame (Acf), Medici del mondo (Mdm), Prima Urgenza-Aiuto medico internazionale (Pu-Ami) e Solidarietà Internationale (Si) criticano la “presenza insufficiente sul terreno delle Nazioni Unite” e “la carenza dei finanziamenti da parte dei principali donatori che condizionano il proprio aiuto allo ristabilimento della sicurezza”. Del totale dei fondi richiesti tre mesi fa dall’Onu e da operatori umanitari per far fronte alla crisi, finora è stato erogato solo il 31%. Per le cinque ong, si è di fronte a uno “status quo incomprensibile e inaccettabile” che fa del Centrafrica un paese “dimenticato” e “abbandonato al proprio destino”.
Saccheggi e violenze su vasta scala, distruzione di infrastrutture pubbliche e private, insicurezza persistente hanno spinto agenzie dell’Onu e numerose organizzazioni non governative a interrompere la propria missione a Bangui, lasciando una buona parte dell’ex colonia francese senza assistenza umanitaria “proprio quando la popolazione avrebbe invece più bisogno di aiuto”.
A destare particolare preoccupazione è la situazione alimentare e nutrizionale dei centrafricani, soprattutto dei bambini. Almeno 147.000 persone su una popolazione di 4,5 milioni sono già in situazione di “restrizione alimentare severa”, ma tutti gli abitanti sono minacciati dalla fame. Nel 2012 i raccolti non sono stati buoni, molte scorte sono state rubate dai ribelli e la prossima stagione agricola non promette bene. Dall’inizio del 2013 è raddoppiato il numero di bambini curati nei centri nutrizionali gestiti da Acf.
Anche il settore sanitario è carente e sofferente: durante l’offensiva della Seleka ospedali e centri sanitari sono stati saccheggiati e il personale medico è fuggito. Oggi la stragrande maggioranza dei centrafricani non ha accesso all’assistenza medica, in un paese senza medici, farmaci e materiale sanitario. Gli operatori di Msf hanno registrato un numero allarmante di contagi di malaria, il 38% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre i casi di morbillo e polmonite sono in costante aumento.
A Bangui sono in carica istituzioni ad interim per una transizione dalla durata prevista di 18 mesi, sotto la presidenza di Michel Djotodia. Il colpo di stato è stato condannato dalla comunità internazionale che, di fatto, non sta sostenendo il difficile processo in corso. Dai soli paesi dell’Africa occidentale sono arrivati aiuti militari, con l’invio di altri 2000 soldati, e sostegni finanziari per consentire allo Stato centrafricano di pagare gli stipendi dei pubblici dipendenti. Nonostante sterminate risorse minerarie, tra cui diamanti e oro, la stragrande maggioranza della popolazione vive nella povertà e nell’insicurezza permanente alimentata da gruppi armati locali e giunti dai vicini Ciad e Sudan. – Misna