Il Presidente senagalese: «Salviamo i bambini mendicanti»

di Enrico Casale

Il Senegal ha deciso un giro di vite contro lo sfruttamento dei bambini mendicanti. Le autorità hanno ordinato di togliere migliaia di ragazzi dalle strade delle principali città e di sanzionare chi li sfrutta per lucrare sulle elemosine. La disposizione è arrivata direttamente dal Presidente Macky Sall nel discorso che ha tenuto dopo le preghiere di Eid el Fitr, che terminano il mese sacro del Ramadan. «Ho dato istruzioni molto forti per fermare questo sfruttamento insopportabile dei bambini abbandonati in strada – ha detto Sall -. Non è perché sono poveri o svantaggiati che li dobbiamo lasciare per la strada a mendicare».

Il fenomeno è assai diffuso nel Paese. Secondo stime governative (probabilmente per difetto), sono almeno 30mila i bambini costretti all’accattonaggio nella sola capitale Dakar. Questa pratica ha un fondamento religioso. Un tempo i capi religiosi, per formare i loro discepoli (talibes) all’umiltà, insegnavano loro a vivere per certi periodi raccogliendo l’elemosina. Era, in sostanza, un passaggio della formazione dei ragazzi.

Il Senegal ha deciso di dare un giro di vite contro lo sfruttamento dei bambini mendicanti. Le autorità hanno ordinato di togliere migliaia di ragazzi dalle strade delle principali città e di sanzionare chi li sfrutta per lucrare sulle elemosine. La disposizione è arrivata direttamente dal Presidente Macky Sall nel corso del discorso che ha tenuto in televisione dopo le preghiere di Eid el Fitr che terminano il mese sacro del Ramadan. «Ho dato istruzioni molto forti per fermare questo sfruttamento insopportabile dei bambini abbandonati in strada – ha detto Sall -. Non è perché sono poveri o svantaggiati che li dobbiamo lasciare per la strada a mendicare». Il fenomeno è assai diffuso nel Paese. Secondo stime (probabilmente per difetto) delle organizzazioni internazionali, sono almeno 30mila i bambini costretti all’accattonaggio solo nella capitale Dakar. Questa pratica ha un fondamento religioso. Un tempo i capi religiosi, per formare i loro discepoli (talibes) all’umiltà, insegnavano loro a vivere per certi periodi raccogliendo l’elemosina (daara). Era, in sostanza, un passaggio della formazione dei ragazzi. Da anni, però, si è assistito a una degenerazione del fenomeno. I bambinic vengono affidati a guaritori tradizionali o capi di scuole coraniche. Questi li costringono a mendicare ogni giorno e a tornare con una quota di denaro prefissata. Se il ragazzo non riesce a raccogliere la somma, viene picchiato. I giovani vengono anche trascurati e si aggirano per le città con vestiti laceri e scalzi. «Tutti – ha detto Sall - devono mobilitarsi contro l’accattonaggio infantile. Non è una questione religiosa, perché la vera daara non impone ai talibés di mendicare giorno e notte per le strade. Quanto avviene non ha nulla a che fare con l'Islam». Per contenere il fenomeno, nel 2005 è stata approvata una legge che non solo vieta l’accattonaggio, ma prevede pene tra tra i due e i cinque anni di carcere o multe salate per chi li sfrutta. La legge però non viene applicata. E sulla mancata applicazione gravano probabilmente le pressioni di alcuni leader religiosi influenti del paese. Ora però Sall ha deciso di fare sul serio e di prendere di petto il problema: «Coloro che continuano a indulgere nella pratica si troveranno ad affrontare la legge. Dobbiamo lavorare tutti insieme per sradicare lo sfruttamento dei bambini».Da anni, però, si è assistito a una degenerazione del fenomeno. I bambini vengono affidati a guaritori tradizionali o capi di scuole coraniche. Questi li costringono a mendicare e a tornare alla sera con una quota di denaro prefissata. Se il ragazzo non riesce a raccogliere la somma, viene picchiato. I giovani vengono trascurati e si aggirano per le città con vestiti laceri e scalzi.

«Tutti – ha detto Sall – devono mobilitarsi contro l’accattonaggio infantile. Non è una questione religiosa, perché i veri maestri non impongono ai talibés di mendicare giorno e notte per le strade. Quanto avviene non ha nulla a che fare con l’Islam».

Per contenere il fenomeno, nel 2005 è stata approvata una legge che vieta l’accattonaggio e prevede pene tra tra i due e i cinque anni di carcere e multe salate per chi li sfrutta. La legge però non viene applicata. E sulla mancata applicazione gravano probabilmente le pressioni di alcuni leader religiosi influenti del Paese.

Ora però Sall ha deciso di fare sul serio e di prendere di petto il problema: «Coloro che continuano a indulgere nella pratica si troveranno ad affrontare la legge. Dobbiamo lavorare tutti insieme per sradicare lo sfruttamento dei bambini».

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