Non è possibile tornare al federalismo. Il primo ministro Philemon Yang è stato chiaro: indietro non si torna, il Camerun è uno Stato unitario. Il messaggio è rivolto alla popolazione anglofona che vive nelle regioni sudoccidentali del Paese e che da alcune settimane è scesa in piazza per dimostrare contro la progressiva «marginalizzazione» operata dal Governo di Youndé.
Le tensioni fra la maggioranza francofona e quella anglofona del Paese sono storiche. Il 1º gennaio 1960 il Camerun francese ottenne l’indipendenza dalla Francia sotto la guida del Presidente Ahmadou Ahidjo, e il 1º ottobre 1961, l’ex Camerun britannico si unì con il suo vicino a formare la Repubblica federale del Camerun. Il sistema federale rimase in vigore fino al 1972 quando venne abolito. Da quel momento, la minoranza di lingua inglese si è sentita oppressa dalla maggioranza i lingua francese.
Periodicamente vengono organizzate manifestazioni da parte degli anglofoni per chiedere maggiore autonomia rispetto al potere centrale. In queste ultimi mesi le dimostrazioni si sono fatte più numerose e rumorose. Lunedì 5 dicembre, migliaia di insegnanti e avvocati di lingua inglese sono scesi in strada accusando l’Esecutivo di cercare di emarginarli imponendo la lingua francese nelle loro scuole e tribunali.
Alla base della protesta anche la richiesta del ripristino del sistema federale. «Il Camerun era uno Stato federale fino al 1972, quando il Presidente Ahidjo ha deciso di manipolare la Costituzione e ha organizzato un referendum truccato per rendere il Camerun uno Stato unitario – affermavano i dimostranti -. Tutto quello che chiediamo oggi non è propaganda politica, ma il ristabilimento di un sistema federale che garantisca la nostra autonomia».
Ma il premier è stato categorico. Yang ha fatto appello alla calma dalla minoranza anglofona, ma ha anche respinto le richieste di referendum per tornare al federalismo e ha definito la mossa come «inaccettabile». «Il Camerun è uno solo – ha detto -. La Costituzione è una e indivisibile».