11/01/14 – Algeria – Centinaia di feriti in conflitti inter-comunitari a Ghardaia

di AFRICA

 

Stanno proseguendo da quasi tre settimane e hanno già causato oltre 200 feriti, gli scontri che vedono opposti appartenenti alla minoranza berbera dei mozabiti e la maggioranza araba nella città di Ghardaia, capoluogo dell’omonima provincia nel centro dell’Algeria.

A darne notizia sono soprattutto i media della diaspora berbera, secondo i quali le violenze sarebbero cominciate lo scorso 22 dicembre dopo una serie di scontri per strada tra gruppi di giovani di diversa appartenenza.

In base a quanto riportato dai media che ne danno notizia almeno un ragazzo sarebbe deceduto in seguito alle ferite riportate, una decina le persone in coma mentre 61 sarebbero i membri delle forze dell’ordine rimaste ferite, cinque dei quali gravemente.

Il governo di Algeri avrebbe tentato una mediazione tra le parti, promettendo la distribuzione di terre per l’auto-costruzione di abitazioni e un risarcimento per coloro che hanno denunciato danni – decine sarebbero infatti le case ed i negozi dati alle fiamme.

La proposta sarebbe stata respinta dai rappresentanti della comunità mozabita che hanno dichiarato uno sciopero generale ad oltranza.

Commentando gli eventi in corso al portale d’informazione ‘Magharebia’, un portavoce del Fronte delle forze socialiste ha parlato di “notti di terrore, durante le quali la città sembra sull’orlo della guerra civile”.

Mentre si moltiplicano gli appelli al dialogo, il quotidiano indipendente algerino ‘El-Watan’ ha pubblicato nei giorni scorsi un interessante analisi a sfondo storico cercando di spiegare cosa sta succedendo ed interpretando gli scontri alla luce delle differenti letture narrative sul concetto di comunità e di nazione.

Proponendo un’interpretazione decostruzionista e utilizzando la chiave di lettura offerta dall’orientalista Edward Said nel suo “Cultura e imperialismo”, il quotidiano algerino cerca di uscire dallo schema che vede il costante ripetersi di violenze nell’area come un conflitto inter-confessionale (i mozambiti professano infatti una corrente islamica detta ibadita che costituisce una “terza via” tra sunniti e sciiti, mentre le comunità arabe locali sono musulmani sunniti che seguono la scuola giuridico-religiosa detta malikita).

Ad accendere di volta in volta le violenze sarebbero infatti giochi nazionalistici e manovre di potere utilizzate dal Fronte di liberazione nazionale (FLN), al governo dal momento dell’indipendenza algerina, un sistema d’istruzione in crisi e non in grado di riconoscere e descrivere le diverse composizioni sociali coesistenti nel paese e l’alta disoccupazione, soprattutto giovanile. * Michele Vollaro – Atlasweb

 

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