Il vero potere non è nelle mani del governo civile ma dei militari autori del golpe del 2012: lo dicono fonti locali della MISNA, dopo che la Corte costituzionale ha invalidato la candidatura alla presidenza di José Mario Vaz, ex ministro delle Finanze designato dal principale partito di Bissau.
Nel fine-settimana la Corte ha motivato l’esclusione dal voto del dirigente del Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde (Paigc) con un’inchiesta giudiziaria relativa alla presunta appropriazione indebita di oltre 12 milioni di dollari. Secondo le fonti della MISNA, però, il provvedimento potrebbe essere conseguenza di pressioni dell’esercito. “I militari – dicono da Bissau – restano determinati a sbarrare la strada a politici in grado di minacciarne il potere economico e i traffici”.
Domingos Simoes Pereira, candidato del Paigc alla carica di primo ministro, ha denunciato un progetto di “eliminare” il partito ostacolando la partecipazione alle elezioni dei suoi dirigenti di punta. Una tesi condivisa in parte dalle fonti della MISNA. Secondo le quali per i militari golpisti “la questione centrale non è quale partito governi ma che gli amministratori non intralcino i lucrosi traffici di stupefacenti che dall’America Latina transitano in Guinea Bissau sulla via dell’Europa”.
Il 13 aprile in questa ex colonia portoghese di un milione e 600.000 abitanti si terranno elezioni presidenziali e legislative. Nelle intenzioni dell’Onu e dei mediatori dell’Africa occidentale il voto dovrebbe porre fine alla “transizione” cominciata dopo l’ultimo golpe e consentire di ripristinare “l’ordine costituzionale”. Tra i candidati alla massima carica dello Stato figurano Abdel Incada del Partito di rinnovamento sociale (Prs), Helder Vaz di Resistenza Guinea Bissau/Movimento Bafata, l’economista Paulo Gomes e l’ex ministro dell’Istruzione Tchemo Djalo. Un’eventuale decisione su un nuovo candidato del Paigc potrebbe essere comunicata già questa settimana. – Misna