“Che l’ala giovanile del Cndd-Fdd fosse già da tempo molto militarizzata è un dato di fatto. Certamente la circolazione di armi sotto banco è un ulteriore segnale che la situazione si sta deteriorando in vista delle elezioni del 2015” dicono da Bujumbura fonti missionarie contattate dalla MISNA. “La notizia è circolata in questi giorni sulle radio private ed internazionali, ma per ora la gente non ci ha fatto molto caso. Stamattina con un comunicato diffuso dai media, le autorità hanno categoricamente smentito il riarmo degli Imbonerakure” proseguono gli interlocutori, anonimi per motivi di sicurezza.
Altro motivo di preoccupazione è “l’esistenza, come riferiscono alcuni, di liste consegnate ai giovani del partito contenenti i nomi di figure di spicco dell’opposizione da eliminare, così come di personalità vicine all’ex ribellione delle Forze nazionali di liberazione (Fnl), sia nella capitale che nella provincia di Bujumbura Rural” rivela ancora un interlocutore. Per ora, la minoranza tutsi, rappresentata dal partito dell’Unione per il progresso nazionale (Uprona), “ha optato per un basso profilo, dopo essere stata in parte messa fuori gioco politicamente nelle ultime settimane, ma è grande la paura che anche i loro militanti possano a loro volta essere riarmati”.
Osservatori ed analisti locali sospettano che il deteriorarsi della situazione della sicurezza, “alimentata a tavolino”, faccia parte di una strategia politico-elettorale in vista dell’appuntamento con le urne dell’anno prossimo. Una strategia azzardata in un contesto instabile, e che minaccia gli accordi di pace siglati tra il 2003 e il 2005, dopo una guerra civile tra ribelli hutu ed esercito dominato dalla minoranza tutsi, durata più di un decennio e costata la vita a 250.000 persone. “Il presidente Pierre Nkurunziza potrebbe strumentalizzare la rinnovata instabilità per presentarsi come unico possibile garante della pace, mentre un suo eventuale successore non sarebbe in grado di dare le stesse rassicurazioni” concludono le fonti della MISNA.
A lanciare l’allarme sulle “crescenti violenze politiche” e “le restrizioni dei diritti politici, della stampa e delle libertà civili” era stato nelle ultime ore anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha chiesto alle autorità di Bujumbura di “prendere provvedimenti concreti per arginare intimidazioni, minacce e violenze commesse da gruppi giovanili”. Pochi giorni fa, in visita nel paese dei Grandi Laghi, l’ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite, Samantha Power, ha deplorato la prossima chiusura dell’ufficio politico dell’Onu a Bujumbura, alla fine dell’anno, dietro pressioni dell’esecutivo, “in un momento di grande volatilità politica”. Dopo aver sollecitato il rispetto della Costituzione e dei diritti umani, la Power ha espresso il timore che il Burundi “possa nuovamente scivolare nella violenza su vasta scala dopo tutti i progressi già compiuti”.
Dopo il voto contrario del parlamento, il mese scorso, alla revisione della Costituzione per consentire a Nkurunziza di candidarsi, rimane aperta la questione della sua partecipazione alle presidenziali. Ieri il ministero dell’Interno ha annunciato la sospensione di 15 partiti politici in passato autorizzati, ancora prima che la Corte suprema si sia ancora pronunciata. – Misna