Insicurezza, corruzione, e incertezza, oltre alla minaccia terroristica crescente: sono alcune delle problematiche con cui il Kenya si trova a fare i conti e che incideranno, a partire dalle soluzioni che verranno offerte, sulla vita dei keniani nei prossimi anni. A sottolinearlo a conclusione dell’assemblea svoltasi nell’arcidiocesi di Kisumu, sono i vescovi del paese in una lettera in cui esprimono vicinanza “ai fratelli e sorelle della nostra nazione”, invitando ogni cittadino “a sperare” e fare quanto è nelle proprie possibilità.
In particolare i vescovi deplorano che “alcune persone continuano ad usare il nome di Dio e della religione per uccidere e mutilare persone innocenti”. L’estremismo religioso – affermano – “sarà solo benzina per i conflitti e per creare ulteriori divisioni e conflitti tra le comunità”. Altro problema serio è la corruzione che è “come un drago che va a caccia del presente e del futuro del nostro paese”. I prelati esortano a sradicare la corruzione, “una necessità per salvare le nostre vite, la nostra nazione e per le generazioni future”.
Riguardo alla Corte penale internazionale e al processo contro il presidente Uhuru Kenyatta – rinviato a febbraio – i vescovi invitano la popolazione alla calma e alla pazienza, “consentendo il regolare svolgersi del procedimento”.
Infine si soffermano sulla controversa legge sui media, in attesa di un pronunciamento del presidente Kenyatta chiedendo che “si incoraggi la partecipazione pubblica nel settore delle telecomunicazioni”. Riguardo alla normativa – fortemente criticata perché giudicata lesiva della libertà di informazione – i vescovi hanno ricordato che il ruolo dei mass media è “mettere in luce le questioni di interesse nazionale e da sottoporre al dibattito pubblico” ispirandosi ai principi di trasparenza e verità. – Misna