Rapiti, poi decapitati. E i loro corpi abbandonati per strada. E’ la tragica sorte, in pieno ‘stile Isis’, toccata a due giovanissimi attivisti per i diritti umani a Derna, la città nell’est della Libia che 10 giorni fa ha giurato fedeltà allo Stato islamico e al suo califfo, Abu Bakr al Baghdadi.
La colpa dei due ragazzi, Mohammed Battu e Siraj Qath, di 19 e 21 anni, sequestrati il 6 novembre scorso, sarebbe stata quella di sostenere l’ex generale Khalifa Haftar, che a fianco delle forze armate regolari sta combattendo i gruppi jihadisti in Cirenaica.
Dalla primavera scorsa Derna, città storicamente dall’islam più radicale rispetto al resto del Paese, è controllata dal Consiglio della gioventù islamica, già affiliata ad al Qaeda e ad Ansar al Sharia e ora “devota” alla causa dell’Isis. Tanto da organizzare, il 31 ottobre scorso, una cerimonia pubblica per sancire la nuova alleanza. Derna, sulla costa mediterranea e a soli 300 km dal confine egiziano, è diventata così la prima base dello Stato islamico fuori dall’Iraq e dalla Siria. Alcuni membri del Consiglio sarebbero “reduci” dalla guerra nei due Paesi e, una volta tornati in Libia, hanno deciso di imporre la sharia, istituire un tribunale islamico e compiere esecuzioni pubbliche. La nuova alleanza è stata celebrata in un video pubblicato dal sito jihadista Nebras al Dawla, attribuito all’Isis. Con Ansar Beit al Maqdis in Egitto – che ieri ha reiterato la sua “adesione” – e con Ansar al Sharia in Yemen e in Libia, il video saluta “la tripla alleanza senza precedenti nella storia dei movimenti jiahdisti”. Nei giorni scorsi, il capo di Stato maggiore libico, il generale Abdel Razak el Nazuri, ha dichiarato che Derna sarà il prossimo obiettivo delle forze armate, che finora si sono concentrate con Haftar sulla “liberazione” di Bengasi dai miliziani di Ansar al Sharia, peraltro non ancora avvenuta. * di Laurence Figà-Talamanca (ANSAmed).