“Il Coccodrillo” ha raggiunto la preda. Dopo la nomina a vicepresidente dello Zimbabwe (insieme all’ex ambasciatore in Sudafrica Phelekezela Mphoko) Emmerson Mnangagwa, detto “Ngwena” – termine che indica appunto il feroce rettile – avrà però bisogno della tenacia che questo soprannome sottintende per sopravvivere ancora nell’arena politica del paese dominato da Robert Mugabe.
Secondo il quotidiano governativo ‘Herald’, il rischio di vita è estremamente reale: Mnangagwa sarebbe già sopravvissuto negli ultimi giorni a un tentativo di avvelenamento nel suo ufficio. Alla lotta, del resto, il vicepresidente sembra essere abituato: nato nel 1946, ad appena 22 anni si unì alla guerriglia del movimento di liberazione dello Zimbabwe. Dopo l’indipendenza ha ricoperto ininterrottamente ruoli istituzionali: ministro della Sicurezza (1980-88), della Giustizia (1988-2000 e poi di nuovo dal 2013), presidente del parlamento tra 2000 e 2005 e poi di nuovo ministro, delle Politiche abitative rurali (2005-2009) e della Difesa (2009-2013).
“Il Coccodrillo” ha fama di fautore della linea dura ed è considerato responsabile della repressione degli oppositori del 1980 in Matabeleland e nelle Midlands. Fedelissimo di Mugabe, anche lui ha avuto però i suoi momenti di disgrazia politica. Dopo il 2004 sembrava aver perso influenza all’interno del partito, di cui puntava proprio alla vicepresidenza, ai danni di Joice Mujuru: un esito che negli ultimi giorni si è ribaltato.
Tentato, secondo indiscrezioni riportate dal sito Wikileaks, di formare un proprio partito per correre contro Mugabe alle elezioni del 2008, Mnangagwa accantonò l’idea e ora gode i frutti della sua scelta: non solo politici ma anche finanziari, visto che è considerato uno degli uomini più ricchi del paese.
Essere stato indicato come ‘numero due’ ne fa, sostengono gli analisti, il favorito per la successione a Mugabe. Il presidente, però, ha ribadito che “i due vicepresidenti non hanno alcun vero potere, tranne per il fatto di essere miei vice”. Semmai, ha proseguito il novantenne leader “io potrò dare loro del lavoro da fare”. Mnangagwa non ha commentato, consapevole che, come ha detto subito dopo la nomina “la rivoluzione attraversa dei cicli e questo è un nuovo ciclo in cui essa si libera di elementi che erano entrati in disaccordo con la linea attuale”. È quel che è successo a Mujuru, e il ministro non vuole ripercorrerne i passi: un coccodrillo sa anche aspettare, prima di azzannare la preda. – Misna