Alexis Sinduhije, presidente di un partito di opposizione, e 71 suoi militanti sono stati incriminati per “partecipazione a un movimento di insurrezione armata”, “ribellione”, “oltraggio” e “violenze ai danni di agenti delle forze pubbliche”. Lo ha annunciato il procuratore di Bujumbura, Arcade Nimubona, aggiungendo che alcuni militanti sono già stati arrestati sabato scorso mentre altri, tra cui Sinduhije, sono latitanti. I reati contestati al presidente del Movimento per la solidarietà e lo sviluppo (Msd), in fuga da alcuni giorni, e a membri del suo partito sono punibili con pene che vanno fino all’ergastolo.
Sabato scorso una manifestazione presentata dai suoi organizzatori come una “corsa sportiva collettiva”, ma decretata “illegale” dalle autorità, è stata dispersa dalla polizia al centro di Bujumbura. Le forze dell’ordine hanno poi attuato un blitz nella sede del partito dove si erano asserragliati 200 militanti, ufficialmente per liberare alcuni agenti sequestrati. Nei tafferugli una quindicina di civili sono rimasti feriti, tra cui alcuni a colpi d’arma da fuoco, ma anche cinque poliziotti; una ventina di militanti sono finiti in manette. Sinduhije ha fondato l’Msd nel 2009, una formazione che recluta i suoi militanti per lo più tra i giovani. Come la maggior parte dei partiti di opposizione, ha boicottato le elezioni presidenziali e legislative del 2010, vinte dall’attuale capo di Stato Pierre Nkurunziza e dal suo partito Cndd-Fdd. Esiliato dopo il voto di quattro anni fa, segnato da gravi violenze, Sinduhije – che è anche il fondatore delle mittente radiofonica privata Rpa, molto ascoltata dai burundesi – è rientrato in patria nel marzo 2013.
La repressione della manifestazione dello scorso fine settimana e le incriminazioni odierne segnano un ulteriore deteriorarsi della situazione socio-politica nel paese dei Grandi Laghi, già teatro di un braccio di ferro istituzionale tra la maggioranza al potere e il principale partito di opposizione tutsi, l’Uprona.
Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha appena condannato “l’uso eccessivo della forza” nei confronti dell’opposizione ma anche il comportamento di alcuni militanti politici che hanno trattenuto in ostaggio dei poliziotti. In un comunicato diffuso da Washington viene chiesto al governo di Bujumbura di “rispettare i diritti costituzionali dell’opposizione” e ai partiti contrari a Nkurunziza di “non entrare in un ciclo di violenza”. Due giorni fa l’Ufficio dell’Onu in Burundi (Bnub) ha espresso “preoccupazione per il radicalizzarsi del confronto tra le autorità e l’opposizione”, invitando le due parti alla “moderazione” e al “dialogo” in vista delle elezioni generali del 2015. Il Burundi è uscito soltanto nel 2005 da una decennale guerra civile tra hutu (85% della popolazione) e tutsi (il 14%), ma gli ultimi sviluppi stanno mettendo a rischio i fragili equilibri politici ed etnici scaturiti dagli accordi di pace di Arusha. – Misna