Circa 165 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni soffrono di malnutrizione cronica. Il fenomeno, che si manifesta in un ritardo nella crescita, si concentra durante la gravidanza e i primi 24 mesi di vita. I danni sono spesso irreversibili, dal momento che i bambini con difficoltà possono svilupparsi normalmente e raggiungere tutto il loro potenziale.
Secondo uno studio della Banca Mondiale (Bm), quasi la metà dei decessi infantili è dovuta a questa causa. In Guatemala si è dimostrato che, quando raggiungono l’età adulta, i bambini che sono stati alimentati correttamente guadagnano il 50% in più di quelli malnutriti. Per quanto riguarda le donne, queste hanno più probabilità di disporre di un proprio reddito, e dunque di godere di indipendenza economica.
Su una scala più grande, si stima che in Africa e Asia, a causa della malnutrizione cronica, si perde ogni anno una media dell’11% del Pnl.
Per iniziare a combattere questa situazione, continua la Bm, sono necessari circa 9,1 miliardi di euro. Il 90% di questi fondi proverrà dall’Associazione Internazionale per lo Sviluppo (Ais), che tra il 2002 e il 2012 ha assistito 52 milioni di madri e figli vulnerabili.
Gli investimenti in acqua e servizi igienico-sanitari, così come l’instaurazione di sane abitudini, stanno contribuendo a raggiungere gli obiettivi fissati in determinate zone, come in Messico.
La Bm prevede che fino al 2015 i prezzi degli alimenti rimarranno stabili, un fattore di vitale importanza poiché la popolazione delle zone più povere del pianeta spende due terzi del reddito in cibo. In questo senso sta lavorando il Programma globale per l’agricoltura e la sicurezza alimentare (Gafsp nella sua sigla in inglese), lanciato lo scorso maggio dalla banca.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) sostiene che se le donne potessero accedere in condizioni di uguaglianza a terra, tecnologia, servizi finanziari e mercati, la quantità di persone che soffrono la fame si ridurrebbe tra i 100 e i 150 milioni. Oggi, il 60% di questa cifra è di sesso femminile.* Luca Pistone – Atlasweb