“ Il redditizio commercio dello stagno, del tantalio, del tungsteno e dell’oro dell’est della Repubblica Democratica del Congo è controllato da circa 15 anni da gruppi armati violenti e da fazioni dell’esercito governativo” denuncia l’organizzazione non governativa Global Witness, nel presentare il suo ultimo rapporto su come i commerci illeciti di minerali congolesi finanziano l’instabilità nell’est della RDC.
“Questi gruppi utilizzano i profitti generati dal commercio dei minerali per finanziare la loro lotta” afferma l’ONG. “Gli abitanti del Nord e del Sud Kivu sono i primi a fare le spese di un lungo conflitto contrassegnato da omicidi, saccheggi, stupri di massa e spostamenti forzati di popolazioni”.
Il rapporto è frutto di ricerche condotte nelle province congolesi del Nord e del Sud Kivu, in Burundi e in Rwanda nel marzo e aprile 2013.
Si è così scoperto ad esempio, che “dell’oro prodotto nell’est della RDC profittano i ribelli e ufficiali di alto grado degli eserciti governativi congolese e burundese. L’oro è riciclato attraverso il settore aurifero burundese per essere in seguito esportato a Dubai. Né gli acquirenti locali della regione dei Grandi Laghi né i commercianti internazionali effettuano controlli adeguati sull’oro che comprano per accertarsi che non finanziano il conflitto o le violazioni dei diritti umani nell’est della RDC”.
Con percorsi simili vengono immessi sul mercato internazionale quantitativi significativi di stagno, tantalio e tungsteno illecitamente estratti ed esportati dell’est della RDC.
Per far cessare i commerci che finanziano la guerra congolese, Global Witness afferma che occorre continuare con decisione sulla strada intrapresa dagli Stati Uniti, con la legge Dodd Frank, che punisce le aziende che acquistano i “minerali di guerra”. Anche l’Unione Europea e la Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi stanno dibattendo l’adozione di provvedimenti per regolare i commerci dei minerali provenienti dalla RDC. – Ag. Fides