“La crisi era presente già prima del colpo di stato dello scorso marzo, ma le violenze hanno ulteriormente aggravato la situazione. Dobbiamo agire ora, ma il nostro aiuto non basta. Chiedo gli altri donatori di intervenire per evitare che il Centrafrica diventi una nuova Somalia, dove gruppi armati terrorizzano la popolazione”: è l’appello lanciato da Bangui dal commissario europeo per gli Aiuti umanitari, Kristalina Georgieva, in visita nel paese con il vice segretario generale Onu Valerie Amos. La rappresentante dell’Unione Europea (Ue) ha annunciato che Bruxelles destinerà altri otto milioni di euro a sostegno di Bangui, portando a 20 milioni l’aiuto di emergenza sbloccato dall’organismo continentale dall’inizio del 2013. La Georgieva ha riconosciuto che l’attenzione della comunità internazionale si sta attualmente focalizzando sull’Egitto e la Siria, quindi si corre il rischio che il Centrafrica diventi una “crisi dimenticata”.
Secondo i dati diffusi dall’Ue, nell’ex colonia ci sono più di 206.000 sfollati mentre altre 55.000 persone sono rifugiate nei paesi confinanti. Almeno 1,6 milione di centrafricani – su una popolazione totale di 4,6 – necessita di aiuti urgenti: cibo, sanità e casa. “La difficoltà maggiore è riuscire a prestare soccorso alle categorie più vulnerabili, in particolare i bambini, in un paese esteso quanto la Francia” ha aggiunto la commissaria europea. A complicare ulteriormente l’intervento umanitario è l’insicurezza diffusa alimentata dalla ribellione Seleka – al potere a Bangui con un colpo di stato dallo scorso 24 marzo – accusata di saccheggi, racket, furti, stupri e omicidi. Dall’inizio della crisi, nel dicembre 2012, diverse agenzie Onu e organizzazioni non governative straniere hanno sospeso le proprie attività in Centrafrica.
Ieri sera, in un intervento diffuso alla radio nazionale, l’attuale uomo forte del paese, Michel Djotodia, ha assicurato che “la situazione è nettamente migliorata sul piano della sicurezza (…) grazie agli sforzi attuati da noi stessi”. L’ex capo ribelle Djotodia ha poi denunciato, senza precisarne l’identità, che “i nemici della Repubblica si trovano fuori dal paese ma anche dentro, infiltrati fino ai massimi livelli dello Stato per distruggere il Centrafrica”. Il paese dell’Africa centrale è stato governato dal 2003 fino allo scorso marzo dal presidente François Bozizé, arrivato al potere con un colpo di stato. Della coalizione ribelle Seleka (Alleanza in lingua sango) fanno parte diversi gruppi centrafricani ma la maggior parte dei combattenti è ciadiana e sudanese. – Misna