Almeno 18.000 persone hanno trovato rifugio in Uganda dopo che ribelli ugandesi Adf/Nalu (Forze democratiche alleate) e combattenti somali di Al Shabaab hanno preso il controllo di Kamango, località a circa 80 km a nord-est di Beni, nella ricca provincia mineraria del Nord Kivu (est). Il dato è stato diffuso dalla Croce Rossa ugandese, precisando che i civili in fuga dalla confinante località congolese sono arrivati a Busunga, città frontaliera nel distretto di Bundibugyo. Il portavoce delle Forze armate ugandesi, il luogotenente colonnello Paddy Ankunda, ha riferito di alcune vittime nell’attacco ribelle senza, però, fornire bilanci precisi. Fonti concordanti, tra cui il portavoce della società civile del Nord Kivu, Omar Kavota, hanno invece confermato il rapimento di 14 persone, tra cui un capo locale della comunità di Bawisa, la moglie e cinque figli, ma anche cinque operatori di Medici senza frontiere (Msf), un giornalista e un comandante della polizia nazionale congolese (Pnc). Fonti di Msf contattate dalla MISNA hanno confermato che da ieri a Kamango mancano all’appello quattro impiegati dell’organizzazione medico-sanitaria.
I due gruppi armati erano già entrati nella località nord-orientale ieri mattina, occupandola per alcune ore e minacciando un loro prossimo ritorno; i ribelli hanno spinto le popolazioni a lasciare Kamango ma anche le cittadine di Lwanoli, Nobili e Kahondo. Sono poi ritornati in serata, approfittando dell’assenza delle Forze armate regolari (Fardc). “Stanno attaccando e saccheggiando i depositi di cibo e farmaci per prendere tutto quello che trovano, sicuramente per poi ritirarsi nella foresta” ha denunciato il portavoce della missione Onu (Monusco) in Nord Kivu, il colonnello Olivier Hamuli. “La popolazione è già scappata per paura di esazioni e le strade attorno a Kamango sono impraticabili. I soldati congolesi e i caschi blu si stanno dispiegando a piedi” ha aggiunto Hamuli.
Fonti della società civile del territorio di Beni hanno invece riferito che “alcuni dei ribelli indossano turbanti e possiedono attrezzature moderne di radiocomunicazione”, precisando che “con un megafono si sono espressi in arabo e hanno citato versi del Corano” ha detto all’emittente Radio Okapi l’attivista Teddy Kataliko. Da due anni le Adf/Nalu si sono posizionate alle pendici del monte Ruwenzori, che delinea il confine con l’Uganda, dopo essere state respinte dall’esercito di Kampala e essere state costrette a ritirarsi nell’est del Congo a partire dal 2004. La milizia, nata negli anni 90’, è per lo più costituita da musulmani ugandesi che si considerano discriminati dal presidente Yoweri Museveni. In base all’ultimo rapporto stilato dall’Onu, “questi ribelli – stimati in un migliaio – hanno rafforzato la propria capacità militare e cooperano con Al Shabaab”. A Goma, capoluogo del Nord Kivu dove la situazione è altrettanto instabile a causa della ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), è in corso il dispiegamento della brigata speciale dell’Onu, costituita da 3000 soldati africani con un mandato offensivo. – Misna