Circa 160 tra studiosi e leader religiosi di tutta la Somalia hanno emesso una fatwa (pronunciamento o parere consultivo) in cui bollano il movimento Al Shabaab e suoi comportamenti come “incompatibili con i principi islamici”. È la prima volta che i rappresentanti religiosi del paese si pronunciano con una fatwa nei confronti del gruppo, che controlla ancora ampie zone rurali.
Il pronunciamento avviene dopo che gli abitanti di Bulo Burte, nella regione centrale, avevano denunciato nei giorni scorsi l’ennesimo episodio di violenza a opera dei miliziani islamisti: un’uccisione e una mutilazione avvenute sulla pubblica piazza davanti a decine di persone.
La fatwa stabilisce che Al Shabaab “non è un movimento islamico” ma un “gruppo dall’ideologia deviata” che uccide persone “senza nessuna giustificazione legittima a nome dell’Islam”. I mufti e gli studiosi – provenienti da tutte le regioni del paese e dalle numerose comunità di somali all’estero – si erano riuniti in questi giorni a Mogadiscio, proprio per dibattere il fenomeno dell’estremismo religioso nel Corno d’Africa.
Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno diffuso un documento in sette punti nel quale si stabilisce che: Al Shabaab è uscito dalla strada maestra della religione islamica, per cui il gruppo costituisce un pericolo; che il governo di Mogadiscio è un’amministrazione islamica a tutti gli effetti e che combattere contro di essa è “haram” (proibito); che è un dovere religioso rifiutare aiuto o assistenza di qualunque genere ai combattenti di Al Shabaab.
Se anche non produrrà effetti immediati sul campo, il pronunciamento è un passo importante nella lotta contro il movimento perché diffonde nella società somala chiare indicazioni di comportamento. – Misna
