12/10/2014 – Liberia – Ebola, medico: “Servono più centri di isolamento e personale qualificato”

di AFRICA

 

L’operatore di Medici Senza Frontiere – Dottor Roberto Scaini –  racconta a Rainews.it la sua esperienza a Monrovia per curare i malati di ebola. Sul rischio diffusione del virus in Italia per via degli immigrati clandestini dice: “Improbabile, morirebbero prima di arrivare”. La prossima settimana riunione straordinaria dell’Ue per valutare misure e controlli negli aeroporti europei per chi proviene dai Paesi colpiti

Centri di isolamento. Più centri di isolamento in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Non ha dubbi Roberto Scaini, medico di Medici Senza Frontiere, che Rainews.it ha intervistato per fare il punto sull’emergenza Ebola in Africa occidentale. Per l’operatore sanitario, tornato da poco da Monrovia e già pronto a ripartire a fine mese, i centri di isolamento sono quasi “più importanti delle terapie stesse”. Perchè così si limita la possibilità di contagio. Il contagio, la diffusione: il terrore della comunità internazionale. Gli ultimi dati, inquietanti, forniti dall’Oms parlano chiaro: oltre 4mila morti al 10 ottobre per non contare i casi di contagio. Per il medico italiano non c’è dubbio: “L’Europa ha iniziato troppo tardi a occuparsene: solo quando ha iniziato a dubitare della propria sicurezza, vedi il caso dell’infermiera spagnola ricoverata a Madrid”.

“Sospettiamo che i morti siano molti di più rispetto ai dati forniti dall’Oms” – Ora i morti sono a migliaia. “L’emergenza è continua – dice Scaini –  e sospettiamo che il numero dei morti sia molto più alto di quello fornito dall’Oms. Inoltre riceviamo meno pazienti perchè i tassisti hanno paura del contagio. La gente ha paura e spesso non vuole farsi ricoverare perchè non ha fiducia nei sistemi sanitari”.

“Centri di isolamento più importanti delle terapie” – Una volta sul posto ci si rende conto di cosa manca, di cosa serve per affrontare al meglio l’epidemia. “Ora abbiamo solo 500 posti letto, ne servirebbero almeno duemila o tremila: i centri di isolamento sono quasi più importanti delle terapie. Solo così – continua il medico – riusciamo a contenere la diffusione del virus: quando isolo un paziente non può più contagiare nessuno. Poi è necessaria una maggiore attività di promozione e di informazione per le popolazioni. Ciò che non è disponibile è il vaccino, che ora è solo una ipotesi. Dall’Ebola si può guarire, ma bisogna prenderla precocemente, al primo stadio. Curiamo i pazienti con antibiotici, antimalarici e idratazione. E’ quindi importante – ribadisce Scaini – isolare coloro che ne sono affetti”.

“Improbabile che Ebola possa diffondersi in Italia con i migranti clandestini” – Dopo il caso dell’infermiera spagnola Teresa Romero, ricoverata a Madrid per avere contratto il virus in Liberia, anche nel nostro Paese c’è preoccupazione. Soprattutto per le ondate migratorie dall’Africa verso le nostre coste. “I migranti affetti da Ebola che volessero venire in Italia – dice l’esponente di Medici Senza Frontiere – morirebbero prima: non riuscirebbero a raggiungere l’Italia in tempo per portare il virus. Lo ritengo improbabile”.

“Il controllo della temperatura corporea solo all’aeroporto di Monrovia, a Bruxelles niente” – Scaini è tornato dalla Liberia lo scorso 23 settembre dopo aver fatto scalo a Bruxelles. E la prossima settimana, proprio nella città simbolo dell’Ue, ci sarà un vertice europeo per valutare eventuali misure di sicurezza anche negli scali della Comunità (come è già stato fatto negli Stati Uniti dove si misura la febbre ai passeggeri provenienti da Liberia, Guinea e Sierra Leone). “A Monrovia – dice Scaini – hanno controllato se avevo la febbre e mi hanno consegnato un volantino con i comportamenti da tenere in caso si avessero i sintomi (istruzioni di comportamento dall’ultimo ipotetico giorno di contatto con una persona malata e per i 21 giorni successivi). Ma a Bruxelles, dove ho fatto scalo per tornare in Italia, non c’è stato alcun controllo”.

“Nessun contagio se si entra in contatto con persone con virus ma senza sintomi” – Il virus – ricordiamo – si contrae venendo a contatto con i fluidi della persona malata (come saliva, muco, sangue, urine, ecc..). Oppure baciando una persona affetta dal virus. Ci si contagia se si tocca una superficie infettata e se poco dopo ci si toccano gli occhi o si mettono le dita in bocca. Nei Paesi colpiti dall’epidemia molte persone sono morte dopo aver pulito il cadavere di una persona morta a causa di Ebola. Il virus si contrae anche tramite dei rapporti sessuali con una persona malata o addirittura guarita da Ebola. Il virus rimane infatti attivo nello sperma anche dopo 7 settimane, riferisce il ministero della Salute. Bisogna, però, chiarire un concetto: “Se si entra in contatto con una persona affetta da virus dell’Ebola, ma senza sintomi – conclude Scaini – il contagio è escluso”. *Cristina Raschio- RaiNews

 

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