Gli atti di terrorismo commessi da organizzazioni come Boko Haram (in Nigeria e Camerun) e Al Shabaab (in Somalia, Kenya e Uganda) stanno spingendo alcuni Stati africani a dotarsi di apposite leggi antiterrorismo, che stanno però suscitando forte preoccupazione da parte delle opposizioni politiche, dei rappresentanti della società civile e dei difensori dei diritti umani, secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides. È il caso del Kenya e del Camerun, dove sono in discussione due leggi che, secondo alcuni, possono minacciare la libertà di stampa e di espressione.
In Kenya, il Security Laws (Amendment) Bill 2014 prevede tra l’altro l’arresto per tre anni e/o una forte multa per chi “senza autorizzazione da parte della Polizia Nazionale diffonde informazioni che compromettono investigazioni o operazioni di sicurezza in relazione ad atti di terrorismo”. La proposta di legge prevede anche il forte rafforzamento delle intercettazioni telefoniche da parte della polizia. L’opposizione, guidata dall’ex premier Raila Odinga, si è dichiarata contraria accusando il Presidente Uhuru Kenyatta di voler limitare le libertà fondamentali dei cittadini.
In Camerun, la proposta di legge antiterrorismo presentata dal governo per lottare più efficacemente contro le incursioni dei terroristi nigeriani di Boko Haram, viene vista dall’opposizione come uno strumento volto ad impedire soprattutto rivolte sociali, come quella che a fine ottobre in Burkina Faso ha portato alla destituzione del Presidente Blaise Compaoré, che era al potere dal 1987.
L’opposizione afferma in particolare che la definizione data dalla proposta di legge di “atto di terrorismo” è troppa vaga, per cui anche manifestazioni di protesta da parte della popolazione, possono incorrere nelle severe norme previste dal provvedimento, che contemplano persino la pena di morte. – Ag. Fides