I record di atletica conseguiti negli ultimi anni da etiopi e keniani sono stati falsati dal doping? A lanciare l’allarme è un rapporto dell’Athletic Integrity Unit, secondo il quale le prestazioni degli atleti dell’Africa orientale avrebbero tratto giovamento da un massiccio impiego di sostanze non lecite. Accuse validate da numerosi controlli che hanno trovato molti atleti positivi. Solo negli ultimi tre anni sono caduti nella rete dei controlli 50 membri delle due federazioni africane. Si sono così scoperti alti livelli di epo (una sostanza che aiuta l’ossigenazione del sangue) in Rita Jeptoo, dominatrice delle maratone di Chicago, Boston e Parigi, Jemima Sumgong, campionessa olimpionica in carica, Asbel Kiprop, tre titoli mondiali e uno olimpico nei 1.500 m.
Per provare a fermare questa deriva, la Iaaf, la federezione internazionale di atletica ha messo nel mirino etiopi e keniani che vorranno partecipare a Mondiali e Olimpiadi. A partire dal 1° gennaio 2019, li sottoporrà ad almeno tre controlli a sorpresa nel corso della stagione. Una pratica comune in America e in Europa, ma non in Africa dove però la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha annunciato aprirà un laboratorio per effettuare controlli massicci e per formare specialisti antidoping.
L’offensiva riuscirà a fermare il fenomeno? I signori del doping sono molto forti. Ma l’impegno per sconfiggerli è massiccio. L’obiettivo è restituire a milioni di appassionati il sogno di quegli atleti africani capaci di vincere grazie ai loro fisici fortissimi e non alle medicine.