La Repubblica Centrafricana intraprende un’ardua transizione politica. “L’anarchia è finita”, così il presidente ad interim Alexandre Ferdinand Nguendet definisce il nuovo corso, passando in rivista le truppe a Bangui, dopo un fine settimana di violenze.
E in vista della riunione del consiglio di transizione, martedì, per eleggere un nuovo presidente provvisorio.
“La pausa è finita, le rapine sono finite, il caos è finito”,afferma Nguendet. “Il popolo centrafricano deve riavere il suo onore per permettere al Paese di vivere”.
Mentre centinaia di soldati centrafricani tornano nelle caserme da cui erano fuggiti temendo rappresaglie da parte di Selekà, la milizia musulmana, i soldati dell’Unione Africana e i soldati francesi hanno intensificato i controlli, dopo i saccheggi.
Viene anche disarmata la milizia cristiana Anti-balaka. “Le truppe francesi ci hanno disarmato. E ora se arrivano quelli di Selekà come facciamo? Moriremo”, dice un Anti-balaka.
Timori anche dall’altro lato, nella comunità musulmana: “Gli Anti-balaka ci hanno derubato, hanno saccheggiato i nostri negozi e adesso non ci sentiamo al sicuro”, dice un abitante.
Selekà e Anti-balaka si sono affrontati duramente nel mese di dicembre, causando un migliaio di morti. La crisi in Repubblica Centrafricana si era aperta a marzo con il colpo di Stato dei Selekà, guidati da Michel Djotodia.
Djotodia si è dimesso da presidente venerdì scorso, su pressione della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale. Lo hanno ritenuto incapace di fermare le violenze nel Paese che hanno provocato tra l’altro un milione di sfollati, molti costretti a vivere in accampamenti di fortuna. – Euronews