E’ stato bloccato senza alcun preavviso il segnale di trasmissione di Al Atlas Tv, emittente televisiva privata critica nei confronti del governo: a denunciarlo è il direttore delle informazioni dell’emittente Ghoul Hafnaoui, precisando che “nessuna motivazione ufficiale è stata comunicata” per il provvedimento restrittivo delle autorità. Per i responsabili di Al Atlas Tv il divieto imposto “è soltanto una vendetta delle autorità dopo la diffusione di alcuni programmi molto critici in vista delle elezioni del prossimo 17 aprile” ha sottolineato Hafnaoui, aggiungendo che “la nostra linea editoriale disturba il potere, poiché denunciamo regolarmente l’attuale politica”. Poche ore prima della sospensione del segnale, gendarmi in divisa e in abiti civili hanno perquisito la sede della televisione nel quartiere di Birkhadem, nella capitale, dietro richiesta del procuratore della Repubblica. Una quarantina di giornalisti sono stati bloccati per più di quattro ore nella redazione e una decina di telecamere sono state sequestrate. Anche in quell’occasione non è stata specificata la motivazione alla base dell’inchiesta aperta. Un’altra operazione di polizia è stata attuata negli studi televisivi della stessa emittente nel quartiere di Baba Ali, dove sono stati apposti sigilli.
Nelle stesse ore le forze di sicurezza hanno impedito lo svolgimento di una manifestazione organizzata da alcuni partiti politici favorevoli al boicottaggio del voto. Il raduno era stato convocato sulla piazza dei Martiri, luogo simbolo dell’indipendenza del paese dalla Francia, ottenuta nel 1962 al termine di un conflitto armato. A denunciare il divieto è l’ex capo di governo Ahmed Benbitour, inizialmente candidato alle presidenziali ma ritiratosi dalla corsa elettorale dopo l’annuncio della partecipazione dell’attuale capo dello Stato Abdelaziz Bouteflika, in lizza per un quarto mandato. La scorsa settimana cinque partiti contrari alla candidatura del 77 enne Bouteflika, in carica da 15 anni, hanno dato vita a un coordinamento nazionale per il boicottaggio del voto. Dal mese scorso si sono moltiplicate le iniziative di protesta nei confronti del presidente, anziano e ammalato, ma sono state bloccate dalla polizia che ha già interpellato una quarantina di persone. Un importante comizio popolare è previsto nella capitale il prossimo 21 marzo.
Intanto oggi professori universitari, intellettuali e leader di opinione hanno indetto un sit-in nella facoltà di Bouzaréah, ad Algeri, “contro il mantenimento del sistema attuale e la riconferma del capo dello Stato uscente”. Lo riferisce il quotidiano locale El Watan, precisando che gli organizzatori della protesta invitano “il mondo universitario ed intellettuale a coinvolgersi maggiormente nella lotta a favore di un cambiamento vero nel paese”.
Sullo sfondo della crescente contestazione politica ed elettorale c’è anche un profondo disaggio sociale, causato dalla crisi economica che attanaglia diverse regioni del paese del Maghreb. A questa crisi si aggiunge una situazione di tensione tra i Chaamba, comunità di origine araba, e i Mozabites, una minoranza berbera, esplosa lo scorso dicembre a Ghardaia, 600 km a sud della capitale algerina. Ghardaia è una zona particolarmente fertile ma remota e povera, diventata un crocevia del narcotraffico. Secondo alcuni osservatori le rivendicazioni socio-economiche delle due comunità, che per anni hanno convissuto pacificamente, vengono strumentalizzate da gang di criminali, con la complicità di alcuni agenti di polizia locale. – Misna