Ritorno dell’amministrazione centrale, erogazione dei servizi sociali essenziali e accantonamento dei combattenti: sono i temi del tavolo negoziale che si apre oggi a Bamako tra esponenti governativi e rappresentanti dei gruppi armati del nord. Le discussioni, che andranno avanti fino a domani sera, sono mediate da una delegazione Onu.
Si tratta del terzo incontro preliminare tra le parti rivali, protagoniste di una crisi politico-militare nell’Azawad durata 18 mesi ma non ancora del tutto archiviata. Nei due precedenti incontri dei mesi scorsi i negoziatori hanno approvato un piano sull’accantonamento, prima tappa in vista del processo di disarmo, smobilitazione e reinserimento (Ddr) dei miliziani, ma punti importanti devono ancora essere stabiliti prima della sua attuazione. Il nodo centrale riguarda la durata del processo di accantonamento dei ribelli e il numero di siti da predisporre; sia per il governo maliano che per l’Onu 39 siti sarebbero “troppi”.
Altra zona d’ombra sul nuovo round negoziale è l’identità dei partecipanti all’incontro, presentato dai mediatori come “informale”. In base a indiscrezioni rilanciate da fonti di stampa locale, attorno al tavolo non siederà un’ala del Movimento arabo dell’Azawad (Maa) così come una parte del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) che accusa le forze armate maliane di “arresti arbitrari e omicidi” nel nord, oltre a considerare Bamako“un terreno non neutrale” per riunirsi.
Dopo l’accordo preliminare firmato il 18 giugno 2013 a Ouagadougou, un passo cruciale per consentire al Mali di andare alle urne due mesi dopo, il processo di pace si è pressoché fermato. L’accordo in questione stabiliva la necessità di “aprire un dialogo nazionale inclusivo” per risolvere tutti i nodi della crisi armata cominciata nel gennaio 2012, con l’occupazione delle regioni settentrionali di Kidal, Gao e Timbuctù da parte della ribellione indipendentista tuareg dell’Mnla. Ma nelle settimane successive sono entrati di scena anche altri gruppi armati estremisti e in parte stranieri legati ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) tra cui Ansar al Din e il Mujao. Nelle ultime settimane sia Kidal che Gao sono stati teatri di attacchi, tafferugli e rapimenti anche ai danni di operatori umanitari, nonostante la presenza di caschi blu (Minusma) e di soldati francesi dell’operazione Serval.
In parte a causa del perdurare dell’instabilità, il presidente Ibrahim Boubacar Keita, in carica dallo scorso settembre, non si è ancora recato in visita ufficiale nelle regioni settentrionali. Dal 17 al 19 marzo è invece previsto un viaggio nella regione centrale di Mopti, in particolare a Sévaré e Konna. – Misna