Un’altra svolta nelle indagini sulla sparizione e l’omicidio di Giulio regeni. Ieri, 18 dicembre, è stata scarcerata Amal Fathy, un’attivista egiziana il cui caso viene seguito con attenzione dall’Italia perché consorte di un consulente della famiglia Regeni. Il provvedimento è stato ordinato dalla Corte d’assise del Cairo. Lo riferiscono fonti giudiziarie nella capitale egiziana.
Amal era in custodia cautelare in carcere da maggio con accuse scollegate al caso Regeni ma ricondotte all’«appartenenza a un gruppo terrorista» e alla «pubblicazione di notizie false» con video su Facebook.
La donna dovrà comparire in commissariato una volta a settimana, riferiscono le fonti precisando che la corte ha accolto un ricorso della difesa contro un ulteriore prolungamento della custodia cautelare in carcere.
Amal era stata arrestata dopo un fermo che aveva riguardato per qualche ora anche il marito, Mohamed Lotfy, direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf). Per la ong lavorano due avvocati corrispondenti legali della famiglia del ricercatore friulano torturato a morte in Egitto a inizio 2016 innescando una crisi diplomatica fra il Cairo e Roma. Il marito pubblicamente non collega mai i due casi, evidentemente reputandolo rischioso per la moglie.
L’arresto è scattato su denuncia di una banca che si era sentita oltraggiata da due video postati da Amal su Facebook denunciando molestie sessuali ma trovandosi accusata di aver insultato lo Stato egiziano e i suoi cittadini. Per questo caso nel settembre scorso la donna era stata condannata a due anni di reclusione con pena sospesa dietro il pagamento di cauzione, sentenza contro cui i suoi legali preannunciarono appello.
Pende inoltre sul capo di Amal l’accusa, più grave, di appartenenza al «6 aprile», nato come movimento opposizione anti-Mubarak, ma entrato poi in rotta di collisione anche con il presidente Abdel Fattah Al Sisi e bandito come “terrorista”. Il caso di Amal Fathy viene seguito con dichiarata attenzione fra gli altri dal parlamento italiano, da quello Ue e dalla famiglia Regeni.