Oggi e domani, 52 milioni di elettori sono chiamati ad esprimersi nel referendum in cui si decide l’approvazione della nuova Costituzione. La Carta limita l’applicazione della legge islamica e introduce nuovi articoli rispetto al documento stilato in precedenza, nel 2012 sotto la presidenza dell’islamista Mohammed Morsi, considerati una vittoria dai promotori dei diritti umani. Espande inoltre i poteri dell’esercito in politica. Segue una analisi di alcuni cambiamenti chiave previsti dalla Costituzione.
Governo civile. Nel preambolo, la bozza stabilisce che la Carta “continua a costruire un Paese democratico e moderno con un governo civile”. La parola “civile”, nel senso di non religioso e non militare, ha provocato l’opposizione degli ultraconservatori islamisti che la considerano sinonimo di “secolare”. Inoltre, criticano il fatto che l’espressione usata inizialmente “potere civile” sia stata cambiata in “governo civile” per placare la loro rabbia.
Legge islamica. La nuova Carta mantiene l’Articolo 2, secondo cui i “principi” della legge islamica, o Sharia, sono la base della legge. La frase è presente in tutte le Costituzioni del Paese dagli anni ’70. Elimina però la disposizione dell’epoca Morsi, che precisava in modo più dettagliato i “principi” che potevano essere usati per applicare una più rigida interpretazione della Sharia. Scompare anche il riferimento al ruolo di al-Azhar, principale istituzione islamica del Paese, nel monitorare la legge.
Esercito. Una clausola chiave conferisce alle forze armate il diritto di nominare il ministro alla Difesa nei prossimi due mandati presidenziali. Questo mette i militari al di sopra di qualsiasi controllo civile per otto anni e rende incerti i poteri del presidente. I gruppi per i diritti umani affermano che la nuova Costituzione non assicuri alcun livello di trasparenza su bilanci e dettagli sull’impero economico delle forze armate, che comprende interessi in edilizia, costruzione di strade, acqua in bottiglia e possesso di terre. I civili potranno ancora essere processati nei tribunali militari, misura introdotta dalla Costituzione dell’era Morsi e fonte di tensione tra i gruppi per i diritti e l’esercito, dopo la caduta di Hosni Mubarak nella rivoluzione del 2011.
Presidente. Il presidente ottiene il diritto di nominare il primo ministro e al Parlamento sono date due possibilità di approvare la scelta. Il periodo limite per la formazione del governo è di 60 giorni. Per la prima volta, il Parlamento ha il potere di rimuovere un presidente eletto e perseguirlo per determinati crimini. I deputati possono togliergli la fiducia e chiedere elezioni anticipate, se ottengono due terzi della maggioranza o dopo un referendum popolare.
Liberta’ di credo. La Costituzione la definisce “assoluta”. La Carta del 2012 diceva che la libertà di credo era “difesa”, ma la libertà della pratica religiosa e la creazione di edifici di culto erano ristrette ai “credenti di religioni divine”, vale a dire islam, cristianesimo ed ebraismo. Tutte le richieste dei gruppi per i diritti di riconoscere anche le altre fedi sono state vane.
Partiti politici. Sono proibite le attività politiche o la creazione di partiti politici basati sulla religione, colpendo i movimenti come i Fratelli musulmani e il loro partito Libertà e giustizia, e il partito salafita ultraconservatore al-Nour.
Diritti delle donne. Viene garantita l’uguaglianza tra uomini e donne, affermando che lo Stato deve intraprendere le misure necessarie per garantire che le donne abbiano adeguata rappresentanza nei consigli legislativi, ricoprano alti ruoli pubblici e incarichi amministrativi, siano nominate nelle istituzioni giuridiche. È previsto per lo Stato l’obbligo di fornire alle donne protezione contro “ogni forma di violenza”.
Accordi internazionali. Lo Stato è impegnato in tutti gli accordi internazionali, tra cui le convenzioni sui diritti già firmate.
Detenzione. Gli interrogatori dei fermati devono avvenire entro 24 ore dall’arresto, alla presenza di un avvocato. Il diritto di “restare in silenzio” è garantito. È previsto il diritto di ricorrere in appello contro un ordine di detenzione davanti a un tribunale, che deve confermarlo entro una settimana oppure è prevista la liberazione.
Trasferimenti forzati. Sono proibiti i “trasferimenti forzati”, di cui cristiani copti e altre minoranze sono stati vittime a seguito delle tensioni settarie o di piani di espansione del governo. – LaPresse/AP