“Il nostro è un apostolato di vita: presentiamo Cristo cercando semplicemente di vivere seguendo i suoi insegnamenti” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi. “Non possiamo infatti operare l’apostolato della parola, perché il cosiddetto Modus Vivendi, una sorta di patto concordatario stipulato con lo Stato tunisino dopo l’indipendenza nazionale, non lo permette” spiega Mons. Antoniazzi. “Tra l’altro nel 1964 delle oltre 100 chiese che fino ad allora la comunità cattolica tunisina possedeva la maggior parte sono state espropriate dallo Stato. Attualmente abbiamo sole 5 chiese ed 8 scuole cattoliche” aggiunge l’Arcivescovo.
“Non possiamo nemmeno acquistare o cedere edifici o ricevere donazioni. Faccio un esempio: se una congregazione religiosa decide di chiudere un convento in Tunisia non può cederlo all’Arcivescovado ma viene nazionalizzato”.
“Ma questo non ci impedisce di vivere in armonia con il popolo tunisino” sottolinea Mons. Antoniazzi”. “La nostra comunità ecclesiale è composta essenzialmente di stranieri, la maggior parte dei quali sono studenti e lavoratori provenienti dall’Africa sub-sahariana. È una sfida pastorale impegnativo perché abbiamo calcolato che ogni anno perdiamo circa un quarto di fedeli, che rientrano nei loro Paesi di origine perché hanno completato gli studi o perché è terminato il loro contratto di lavoro. Questa perdita viene compensato da un quarto di nuovi arrivati. In pratica la nostra comunità si rinnova completamente nel giro di 4 anni” dice Mons. Antoniazzi.
“Quindi non è facile realizzare una programmazione pastorale su un arco di tempo così limitato: seminiamo ma non raccogliamo. Va bene così comunque. Ai fedeli che ritornano nei loro Paesi dico sempre di non dimenticare il bene che la Tunisia ha fatto loro anche sul piano spirituale”.
Visto che la Tunisia celebra oggi, 14 gennaio il terzo anniversario della cosiddetta rivoluzione dei Gelsomini che ha portato alla deposizione del Presidente Ben Ali, chiediamo a Mons. Antoniazzi un commento sulla situazione del Paese. “Il processo di transizione appare ancora lungo, vedremo quando verrà approvata la nuova Costituzione, dopo di che sono previste nuove elezioni. Ma occorre avere fiducia nei tunisini” conclude. – Ag. Fides