Forse l’epidemia di ebola in Liberia non terminerà entro giugno, come ipotizza uno studio pubblicato sulla rivista ‘Plos Biology’, ma certamente il paese sta facendo progressi nel combattere il virus, tanto da poter dare assistenza alla vicina Sierra Leone. Questa, che si trova in una situazione più grave, vede a sua volta sorgere anche altre iniziative destinate a portare speranza.
Un gruppo di 20 operatori umanitari ed esperti è arrivato a Freetown da Monrovia con lo scopo di contenere l’epidemia “entro due settimane”: fanno parte del First Responders Emergency Medical Services, uno dei gruppi locali sorti subito dopo lo scoppio dell’epidemia per dare una risposta “in prima linea”. La logica che guida la delegazione è spiegata dal suo coordinatore, Saad Joseph: “Non potremo dirci liberi al 100% finché non sapremo che anche i nostri fratelli e sorelle nei paesi vicini hanno sconfitto il virus”. Joseph, del resto, ha un legame speciale con la Sierra Leone, avendovi vissuto per oltre 15 anni da rifugiato durante la guerra civile liberiana.
L’iniziativa è stata lodata dalla presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf, che ha parlato di “notizia meravigliosa, che va celebrata. La Liberia ha registrato il maggior numero di morti per ebola da quando è iniziato il contagio, quasi 3500 sugli oltre 8200 totali: i nuovi casi di malattia però ormai sono meno di 10 al giorno, segno che la malattia potrebbe essere quasi sotto controllo. La Sierra Leone, invece, pur con un numero minore di decessi (2943) ha ancora una media di 20 nuovi casi al giorno.
Proprio nei pressi della capitale sierraleonese, a Kissy, l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere ha intanto aperto il primo centro specificamente dedicato alla cura delle donne incinte che sono state colpite dalla febbre emorragica: inizialmente potrà ospitare 20 pazienti, ma già alla fine di gennaio la sua capacità sarà aumentata. Aprire il centro, ha spiegato Luis Encinas, coordinatore delle attività sul campo di Msf Spagna, “rappresenterà una svolta per questa comunità, molto colpita: ora le pazienti potranno avere accesso a strutture di alta qualità per il trattamento di ebola direttamente nel loro quartiere”. – Misna