14/02/14 – Sud Sudan – Appello da Malakal: anzitutto garantire la tregua

di AFRICA

 

È fondamentale un sistema di monitoraggio del cessate-il-fuoco efficace, in grado di scongiurare le violazioni delle ultime settimane: lo dice alla MISNA monsignor Roko Taban, amministratore apostolico della diocesi di Malakal, la più colpita dal conflitto cominciato in Sud Sudan a dicembre.

“La visita nella capitale Juba e nelle città di Bentiu, Malakal e Bor della delegazione di osservatori dei paesi africani impegnati nella mediazione – sottolinea monsignor Taban – deve preludere a una presenza strategica sul territorio”. Guidati dal generale etiopico Gebreeg Zabher Mebrahtu, gli osservatori dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) hanno concluso la loro prima missione questa settimana. Ora si trovano ad Addis Abeba, dove mercoledì sono ripresi i colloqui di pace tra i rappresentanti del governo sud-sudanese e i ribelli legati all’ex vice-presidente Riek Machar.

Nella capitale etiopica ieri sono arrivati sette dirigenti del partito al potere a Juba rilasciati dal presidente Salva Kiir nonostante le accuse di aver partecipato a un tentativo di golpe addotto come causa scatenante del conflitto. I sette si sono costituiti come “terza parte” nel negoziato, affermando di condividere le richieste politiche dei ribelli ma di non avere sul terreno alcuna forza militare che partecipi al conflitto.

Altro tema al centro dei colloqui è la presenza in Sud Sudan di un contingente militare dell’Uganda, già decisivo per la riconquista di città strategiche da parte delle forze governative. Dopo le richieste di ritiro formulate sia dall’Etiopia che dagli Stati Uniti, un portavoce dell’esercito di Kampala si è limitato a ipotizzare “un processo per fasi”.

Secondo l’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria (Ocha), in Sud Sudan i combattimenti hanno causato almeno mille vittime e costretto finora a lasciare le loro case oltre 800.000 persone. – Misna

 

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