14/04/14 – Libia – Anche Saadi Gheddafi alla sbarra con fratello Saif

di AFRICA

 

E’ ripreso oggi, ma é stato subito rinviato al 27 aprile, il processo più atteso dai libici: quello contro una trentina di figure di spicco dell’ex regime di Gheddafi tra cui i due figli del rais, Saif Al Islam e Saadi, di recente estradato in Libia e aggiunto alla lista degli imputati.

Si tratta del secondo rinvio, dopo quello del 24 marzo scorso, deciso in particolare per l’assenza di alcuni imputati (solo 23 su 37 erano presenti). L’aggiunta tra gli imputati di Saadi, che ha avuto anche un passato da calciatore in Italia, rappresenta una novità: estradato il mese scorso dal Niger, vi si era rifugiato durante la rivoluzione del 2011 cha ha deposto la dittatura del padre, ed è ora detenuto nella prigione di Hadb. I due fratelli oggi non erano presenti in aula. Saif perché detenuto nella cittadina di Zintan, a sud ovest di Tripoli, Saadi perché contro di lui è ancora in corso un’istruttoria.

Dietro le sbarre dell’aula allestita nella prigione di Hadba di Tripoli c’erano invece, con indosso l’uniforme blu, Abdullah Senussi, ex capo dell’intelligence, e Baghdadi Mahmudi, ex premier, oltre ad altri esponenti del regime. Tutti accusati, chi più chi meno, di aver contribuito alla repressione della rivoluzione del 2011.

Tutti gli occhi restano puntati su Saif Al Islam, delfino del colonnello, prigioniero a Zintan di una potente milizia fin dalla sua cattura avvenuta nel novembre del 2011 nel sud della Libia. Nonostante le forti pressioni del governo centrale di trasferirlo in una prigione della capitale, Zintan non ha mai acconsentito adducendo motivi di sicurezza.

La presenza di Saif in aula a Tripoli continuerà a rimanere comunque un miraggio perché oggi la procura generale ha fatto sapere che nella prossima udienza il delfino apparirà solo in video conferenza, cosi come altri imputati detenuti a Misurata.

Il processo è tra i più importanti che si devono svolgere contro alti funzionari legati al regime Gheddafi e che potrebbero svelare numerosi retroscena della dittatura. Le organizzazioni per i diritti umani, che denunciano la possibilità di centinaia di condanne a morte per i sostenitori del colonnello, hanno chiesto alle autorità libiche di consegnare Saif alla Corte dell’Aja che nel giugno 2011 ha emesso un mandato di arresto accusandolo di aver compiuto crimini contro l’umanità durante la repressione delle proteste. La Libia non ha mai ceduto alle richieste sostenendo di poter assicurare un processo equo. Ma è proprio di oggi l’ultimo allarme lanciato da Human Rights Watch secondo cui ai 37 imputati non sono garantiti ne’ un processo equo ne’ assistenza legale adeguata. Hrw sostiene di aver incontrato di recente sia Senussi che Saif i quali hanno fatto sapere di non aver mai incontrato un avvocato. Un’ennesima conferma alle denunce di Hrw è arrivata oggi quando a numerosi giornalisti, familiari degli accusati e attivisti di Hrw è stato negato l’accesso in aula. In un clima di perenne instabilità – dove perfino il neo premier Abdullah Al Thani ha gettato la spugna dando le dimissioni ieri in seguito ad un attentato contro di lui e la sua famiglia – preoccupazione è stata espressa da Hrw anche per il personale del sistema giudiziario.

Giudici, procuratori e avvocati sono negli ultimi mesi vittime di minacce di morte e di numerosi attacchi soprattutto nell’est della Libia da parte di milizie fuori controllo e gruppi non identificati. La vedova di Gheddafi Safia e tre dei suoi figli, Aisha, Hannibal e Muhammad, restano a guardare dall’Algeria e dall’Oman, dove sono scappati in seguito alla rivolta del 2011. Altri 3 figli del Rais sono invece morti durante la rivoluzione. – ANSAmed

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