Apprensione e paura, alimentate dal rischio di una nuova strategia della tensione a pochi mesi dalle elezioni, tradizionalmente passaggio delicato in Nigeria: sono questi, dicono alla MISNA missionari da anni ad Abuja, i sentimenti suscitati dall’attentato di questa mattina.
“Nei quartieri centrali della città la gente è al lavoro come ogni giorno – dice padre Festus Ejiofor, missionario di San Paolo – ma tutti sono spaventati e cercano di capire con esattezza cosa sia accaduto”.
Fonti di stampa locali hanno riferito di un’autobomba, ma sulle dinamiche dell’attentato molto resta da capire. Il dato certo, dicono alla MISNA, è che l’esplosione nella stazione di autobus doveva causare il massimo numero di vittime possibile. “Il lunedì mattina il Nyaya Motor Park è sempre affollatissimo – sottolinea padre Festus – perché nella stazione arrivano pendolari provenienti da tutta la regione circostante”.
Gli attentatori hanno colpito nonostante nei giorni scorsi e anche questa mattina ad Abuja ci fosse un dispiegamento massiccio di forze dell’ordine. Lungo le strade principali, in diverse zone della città, erano anche stati allestiti posti di blocco. Secondo padre Festus, “gli agenti ce la mettono tutta ma è impossibile controllare alla perfezione una città dove si muovono milioni di persone”.
Una sensazione di impotenza, questa, che accresce la paura. “La preoccupazione – sottolinea il missionario – è forte per due motivi: in primo luogo, la strage non è avvenuta nel nord della Nigeria dove gli attentati sono ormai frequenti ma nella capitale, nel cuore geografico e politico del paese; in secondo luogo, tra pochi mesi ci sono le elezioni, un momento che altre volte in passato ha favorito strategie della tensione e lotte per il potere a scapito di milioni di nigeriani”. – Misna