Prestando il suo volto alla campagna #bringbackourgirls, prima con il tweet e poi prendendo ‘in prestito’ il discorso del sabato del marito, Michelle Obama ha fatto una scelta per lei insolita, importante, ma anche rischiosa. “Se la campagna riesce a mobilitare Stati Uniti e Nigeria per una risposta efficace ai rapimenti, è fantastico, ne è valsa la pena, ma la mia paura è che questo oltraggio rischia di incoraggiare Boko Haram a nuove azioni contro le donne”, ha detto Bronwyn Bruton, vice direttore dell’African Center dell’Atlantic Council, sottolineando quindi il rischio che la mobilitazione possa essere controproducente.
Secondo quanto spiegano fonti vicine alla first lady, la decisione di partecipare in modo così diretto alla campagna per la liberazione delle ragazze nigeriane è stata presa in prima persona da Michelle, che in questi anni è stata sempre molto cauta nell’esporsi in prima persona su questioni troppo politiche.
Ora, concludono gli analisti americani consultati da Politico, se la vicenda si concluderà bene, sarà una cosa positiva per le ragazze e le loro famiglie ed anche per l’amministrazione Obama. Ma se finisce in tragedia, la mossa di Michelle rischia di mettere ancora una volta “l’amministrazione nella posizione di parlare contro le violazioni dei diritti umani, senza poi riuscire a fermarle”.
Vere e proprie critiche al coinvolgimento dell’amministrazione Obama nella campagna sui social network per la liberazione delle ragazze nigeriane rapite arrivano dalla destra conservatrice americana, che continua ad accusare Hillary Clinton di essere responsabile dell’offensiva di Boko Haram per non aver inserito quando era segretario di Stato il gruppo nella black list delle organizzazioni terroristiche. – Adnkronos/