La Coppa d’Africa per nazioni 2015 si giocherà in Guinea Equatoriale. Lo ha deciso la Federcalcio africana dopo la rinuncia del Marocco, spaventato dall’epidemia del virus Ebola che imperversa in Sierra Leone, Liberia e Guinea. Forfait che gli è costata l’esclusione. Le date del torneo rimangono quelle previste, dal 17 gennaio all’8 febbraio. La capitale Malabo, Bata, Mongomo ed Ebebiyin saranno le città che ospiteranno le partite della fase a gironi. Il sorteggio si svolgerà mercoledì 3 dicembre 2014 a Malabo.
La Guinea Equatoriale, terzo paese produttore di petrolio dell’Africa subsahariana, era stata già sede del torneo nel 2012, insieme al Gabon. In quanto Paese ospitante, rientra in gioco a dispetto dell’eliminazione: era stato squalificato per aver schierato un giocatore non eleggibile in un incontro dei preliminari. Dopo l’esclusione, martedì scorso, del Marocco i nomi dei possibili sostituti si erano moltiplicati: Angola, Gabon, Egitto, Nigeria. Anche Qatar, benché l’emirato per la Fifa faccia parte della zona Asia.
Ma la maggior parte si erano affrettati a smentire possibili candidature. Bisognava trovare una nuova “casa” alla Coppa d’Africa, con la forza economica per sostituire il Marocco su due piedi. Si è fatta avanti la Guinea Equatoriale, forte dei suoi pozzi che gli consentono il Pil pro capite più alto del continente. L’ufficialità è arrivata dopo un incontro, a Malabo, tra il presidente Teodoro Obiang ed il suo omologo della Caf, Issa Hayatou.
Tutto a posto, dunque? Non proprio perché la scelta del piccolo paese – ex colonia spagnola incastonata tra Camerun e Gabon – susciterà i dubbi di diverse Ong. Arrivato al potere con un colpo di stato nel 1979 nel quale destituì il nonno, Teodoro Obiang Nguema, 72 anni, è stato rieletto nel 2009 con il 95,37% dei voti. Il suo regime è più volte entrato nel mirino dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani che l’accusano di corruzione e disuguaglianze.
Non meno chiacchierato il figlio del presidente, Teodorin Obiang, al centro di diverse inchieste, tra l’altro per appropriazione indebita di fondo pubblici. Ad ottobre ha dovuto rinunciare a beni per 30 milioni di dollari negli Stati Uniti (tra i quali una villa a Malibù, una Ferrari e diversi pezzi da collezione appartenuti a Michael Jackson) nel quadro di un accordo con il ministero della Giustizia che lo accusava di aver acquistato immobili con fondi provenienti da corruzione. – Swissinfo