Troppo importante il peso specifico dell’Egitto? Troppo solido il sistema di potere parallelo a quello dello Stato costruito nel tempo dai militari? Troppi interessi condivisi? Comunque sia, dopo la caduta di Mohamed Morsi, i Paesi del Golfo si sono affrettati a riconoscere la nuova leadership e il nuovo corso.
Tra le tante risposte che si possono dare, la terza ovvero la condivisione di interessi può essere quella giusta sebbene, come scrive il quotidiano egiziano Ahram, non è chiaro quanto grandi siano questi interessi.
Quasi ironicamente, lo stesso Qatar – che pure, solo tra i membri del Consiglio di cooperazione del Golfo aveva espressamente appoggiato a suo tempo l’ascesa al potere dei Fratelli musulmani – ha accolto la nomina a presidente ad interim dell’Egitto di Adly Mansour. E nel frattempo ha espulso e tolto la nazionalità a Sheikh Youssef Al-Qaradawi, storico leader dei Fratelli musulmani egiziani, da tempo nel paese del Golfo. A rendere possibile questo cambio di atteggiamento ha d’altra parte contribuito l’arrivo al potere del giovane Sheikh Tamim Bin Hamad Al-Thani, in favore del quale solo poche settimane fa aveva abdicato il padre.
Secondo Ahram, per gli altri paesi del Golfo la caduta dei Fratelli musulmani è stata “una buona notizia”. Lo si legge dalle dichiarazioni ufficiali e dalle congratulazioni giunte al nuovo presidente ad interim. Perché mai dunque questo atteggiamento?
Secondo alcuni esperti l’ex presidente Mohamed Morsi non ha prestato la dovuta attenzione alle relazioni tra Egitto e paesi del Golfo, e alla sensibilità di questi ultimi. Il successo dei Fratelli musulmani, secondo questa chiave di lettura, avrebbe causato qualche preoccupazione alle monarchie, soprattutto dopo i tentativi di esportare la Fratellanza anche nei loro paesi. Tentativi repressi sul nascere. – Atlasweb