Fuggono da paesi in crisi e da guerre sanguinarie. Attraversano il Mediterraneo in condizioni ”inumane”, a bordo di barconi fatiscenti, senza la certezza di arrivare a destinazione. Rischiano la vita con la speranza di un futuro migliore, perché per tanti di loro la traversata è l’ultima chance. Dall’inizio dell’anno a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 35.085 migranti. Di questi, quasi tre su quattro, il 73%, aveva diritto a protezione. In generale, circa 25 mila persone sono state salvate durante la traversata.
Il giorno dopo il lancio dell’operazione Mare nostrum, a delineare la situazione nel Mediterraneo è il vice capo dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno, il prefetto Riccardo Compagnucci.
Secondo gli ultimi dati del Viminale, degli oltre 35 mila migranti giunti sulle nostre coste nel 2013, 9.805 sono siriani, 8.843 eritrei, 3.140 somali, 879 afghani e 1.058 provenienti dal Mali. Per quanto riguarda le partenze – ha spiegato Compagnucci, durante un dibattito promosso a Roma dal Consiglio italiano per i rifugiati – 21.027 sono state quelle dalla Libia, 8.159 dall’Egitto, 1.825 dalla Turchia, 1.650 dalla Grecia e 1.480 dalla Siria.
La ricerca ”Accesso alla protezione: un diritto umano” del Cir si focalizza sulle partenze dalla Grecia nel 2012: agli scali marittimi adriatici di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia sono arrivati 1.809 stranieri irregolari e più del 90% sono stati rinviati in Grecia. Anche nel 2013, osserva il Cir, ”i rinvii verso la Grecia continuano a essere estremamente significativi”.
Secondo il direttore del Cir, Christopher Hein, ”bisogna aprire canali di ingresso legale e protetto in Ue. Ben vengano” interventi come mare nostrum (anche se c’è incertezza su dove portare le persone salvate in mare), ”ma serve cambiare la legge e trovare un meccanismo affinché i profughi e i richiedenti asilo possano fare domanda di asilo presso rappresentanze diplomatiche o uffici creati appositamente dall’Ue prima di arrivare in Italia e in Europa”. Una soluzione che quest’anno avrebbe riguardato, secondo i dati diffusi da Compagnucci, circa 25 mila degli oltre 35 mila migranti. ”Bisogna consentire viaggi legali a chi ha diritto a protezione”, ha insistito il presidente della Commissione Diritti umani, il senatore Luigi Manconi. ”Occorre anticipare territorialmente e giuridicamente il momento della tutela facendo in modo che vi sia un’accoglienza umanitaria nei paesi di partenza. Solo così una parte dei richiedenti asilo potrà evitare quel viaggio rischioso di morte nel Mediterraneo. Serve il coinvolgimento integrato di istituzioni, associazioni e ong umanitarie per l’istituzione di presidi integrati sul territorio, con il ruolo decisivo dell’Europa. Questa è una priorità”.
”In questo frangente – ha concluso Giusy D’Alconzo di Amnesty international – non si capisce bene che ruolo abbia la cooperazione con la Libia. Chiediamo al Governo di dare prevalenza al soccorso dei migranti, prima che al controllo delle frontiere”.
Intanto oggi è cominciata l’operazione Mare Nostrum: navi anfibie, droni, elicotteri con visori notturni, con cui l’Italia intende rispondere alla nuova emergenza degli arrivi di profughi e migranti sulle sue coste, e soprattutto al rischio di altri tragici naufragi come quello del 3 ottobre a poca distanza da Lampedusa. Si tratta di una operazione ”umanitaria”, per “salvare vite umane”, ha ribadito il ministro della Difesa Mario Mauro, ma anche di un intervento per la “sicurezza”.
”Le navi hanno una doppia ragione di presenza – ha detto il ministro – navi militari col compito di identificare anche le navi madri, utilizzate dagli scafisti. Quando vengono individuate le navi procediamo a scortarle, vengono condotte al porto sicuro più vicino, secondo le regole del diritto internazionale. Se non ci sono migranti che hanno bisogno di assistenza sanitaria e se il battello è in condizioni di navigare – aggiunge – la nave viene scortata verso il porto più sicuro e più vicino, non necessariamente italiano”.
E il sindaco di Catania Enzo Bianco ha proposto al governo italiano e alla Commissione Ue di ospitare nella stessa città “un avamposto nel Mediterraneo” dello stesso Frontex, che ha sede a Varsavia. Catania infatti è servita da un aeroporto ben collegato con tutt’Europa – segnala il sindaco – e da un porto che fa sistema con altri porti (Augusta e Pozzallo) e aeroporti (Sigonella e Comiso) vicini. Nella vicina Mineo si trova inoltre un Centro di accoglienza per richiedenti asilo, e di recente Catania è divenuta una meta dei nuovi flussi migratori: il 12 agosto sei migranti sono annegati a pochi passi dalla spiaggia. – (ANSAmed).