15/11/13 – Africa – Quell’avorio «sporco» che finanzia Al Qaeda

di AFRICA

 

L’avorio è diventato uno dei principali mercati per finanziare il terrorismo. I bracconieri cacciano gli elefanti nei parchi nazionali, vendono le zanne ai migliori offerenti, in particolare in Cina e altri paesi asiatici, e poi girano i soldi a organizzazioni come al Shabab in Somalia, la Lord’s Resistance Army di Joseph Kony in Africa centrale, o Boko Haram in Nigeria. Migliaia di dollari, che poi servono a comprare armi e alimentare attentati. In sostanza i soldi sporchi che un tempo venivano dai “blood dimonds”, i diamanti insanguinati, arrivano oggi dalle zanne trafugate.

Uno dei primi ad occuparsi del fenomeno è stato il fotografo Nick Brandt, che ha documentato e denunciato con le sue immagini questa pratica vergognosa. Ora però sta diventando materia per gli esperti di terrorismo e il dipartimento di Stato americano, che si stanno adoperando per fermarla. Basti pensare che quando il presidente americano Obama è stato in Tanzania, nel luglio scorso, ha emesso un ordine esecutivo per impegnare il governo nella lotta contro i trafficanti. Un esempio si è visto questa settimana, quando lo U.S. Fish and Wildlife Service ha distrutto sei tonnellate di avorio che aveva nei suoi depositi, perché ha appurato che venivano dalla caccia illegale dei bracconieri. Lo stesso hanno fatto Filippine, Gabon, Kenya e Zambia, mentre partite di contrabbando sono state sequestrate anche ad Hong Kong, Malaysia e Vietnam. Il dipartimento di Stato ha offerto un milione di dollari per bloccare il traffico in Laos.

Il Center for Conservation Biology della University of Washington stima che ogni anno i bracconieri uccidono almeno 50.000 elefanti. Se si considera che l’intera popolazione mondiale è calcolata in circa 400.000 esemplari, di questo passo nel giro di un decennio la specie sarà estinta, almeno in Africa.

La caccia di frodo è sempre esistita, in misura limitata, ma ora sta diventando una vero e proprio business globale, perché è alimentata dalle necessità dei gruppi terroristici. L’Elephant Action League, ad esempio, ha condotto di recente un’inchiesta insieme alla Maisha Consulting, per capire come funzionava il traffico tra Kenya e Somalia. Sono arrivati alla conclusione che al Shabab incassa tra 200.000 e 600.000 dollari al mese, uccidendo gli elefanti nel primo paese, e rivendendoli poi nei mercati clandestini del secondo. Operazioni simili sono condotte anche da altri gruppi affiliati ad al Qaeda, dalla la Lord’s Resistance Army di Joseph Kony in Africa centrale, da Boko Haram in Nigeria, e da varie formazioni di guerriglia locale.

Il problema principale che alimenta il contrabbando è la domanda, in grande crescita soprattutto in Cina, dove la classe media emergente vede il possesso dell’avorio come uno status simbol. La Repubblica popolare è di gran lunga il primo importatore di zanne trafugate, seguita dalla Thailandia e da altri paesi dell’Estremo Oriente. Eliminare la domanda sarebbe il primo passo da compiere, aiutando poi i governi a pattugliare meglio i parchi. Senza perdere tempo, però, perché altrimenti tra un decina d’anni gli elefanti allo stato brado diventeranno un ricordo, come i primitivi mammouth. Ma per colpa degli uomini. * Paolo Mastrolilli – La Stampa

 

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