Più di 991 miliardi di dollari: tanto sono valsi, in un solo anno, i trasferimenti illeciti di capitali da paesi poveri o emergenti. A calcolarlo è Global Financial Integrity (Gfi), un centro studi con sede a Washington, coordinato da ex ricercatori del Fondo monetario internazionale.
L’anno preso in considerazione è il 2012, l’ultimo per i quali sono disponibili i dati. E le stime confermano un fenomeno di dimensioni enormi, che nel decennio 2003-2012 si è mangiato qualcosa come 6600 miliardi di dollari. Risorse sottratte dalla corruzione, dalla criminalità organizzata o dall’evasione fiscale delle multinazionali. E che pesa soprattutto sulla regione sub-sahariana: se messa in relazione al Prodotto interno lordo, l’emorragia vale il 5,5%.
In termini assoluti i paesi più depredati sono Cina, Russia, India e Malesia. Il primo Stato sub-sahariano è la Nigeria (decima), seguita dal Sudafrica (dodicesimo).
“Questi flussi illeciti – sottolinea Raymond Baker, presidente di Gfi – valgono più della somma degli investimenti diretti dall’estero e degli aiuti allo sviluppo ufficiali che beneficiano i singoli paesi”.
Il rapporto è intitolato “Illicit Financial Flows from Developing Countries: 2003-2012”. Le stime sono fondate sulle discrepanze nei dati relativi ai flussi commerciali e ai capitali in entrata e in uscita pubblicati dai singoli paesi. – Misna